“La visita di questa mattina all’Aeroporto militare di Grazzanise segna il passo di un impegno serio e concreto dopo l’approvazione del nostro Odg alla Camera dei deputati. Il sistema aeroportuale campano deve diventare policentrico, con lo scalo casertano a pieno titolo in questa programmazione. Si superi ogni inutile campanilismo che limita lo sviluppo e la crescita dell’intero Mezzogiorno”.
Quindi finalmente il passo di un impegno serio e concreto per lo scalo di Terra di Lavoro?
«Sicuramente ora c’è una volontà politica che ha preso forma alla Camera ma, ne sono sicuro, ci sarà un atteggiamento analogo anche al Senato. Senza contare i ministeri delle Infrastrutture e della Difesa che si sono dimostrati favorevoli rispetto all’ipotesi di riconsiderare Grazzanise nel sistema aeroportuale campano».
Perché servirebbe lo scalo casertano?
«Il sistema aeroportuale campano è incompleto: senza Grazzanise non esiste. Lo dimostrano le continue proteste sulla tenuta di Capodichino che è un ottimo city airport ma oggi è costretto ad accogliere un traffico passeggeri superiore alle propria capacità, ora al limite. Grazzanise non sarebbe un’alternativa ma si andrebbe a posizionare come scalo principale di un sistema aeroportuale regionale con tre scali. Oltre Napoli, con quello di Salerno con caratterizzazione più turistica ma che ha una capacità inferiore di Capodichino e Caserta come scalo a vocazione internazionale e per le merci. Perché dimensioni e capacità di Grazzanise potrebbero assolvere a tutte le domande. A cominciare dalle merci del Sud che ora hanno come hub di riferimento Malpensa e Zurigo».
Ordine del giorno a parte, ora che potrebbe succedere per rimettere in pista Grazzanise?
«Il primo obiettivo è che il prima possibile, diventi uno scalo cargo e progressivamente si appalesi il piano regionale risalente ai primi anni 2000, ben prima dell’avvento di De Luca. Il progetto, infatti, nasce con la giunta Rastrelli e nel 2003, con Bassolino presidente, la Regione affidò ad un gruppo di esperti uno studio sul sistema aeroportuale campano. E già allora, parliamo di vent’anni fa, venivano elencate tutte le criticità, a cominciare della saturazione di Capodichino e si delineava la soluzione di un sistema di tipo policentrico. Nessuna alternativa a Capodichino, sia chiaro, ma un sistema che preveda le varie peculiarità. A cominciare proprio dallo scalo di Napoli».
Come ci arriviamo a non lasciare lo scalo solo ad uso esclusivamente militare?
«Anzitutto riprendendo l’idea partendo dallo scalo per i cargo e poi avviare tutto».
Converrà, però, come in questo momento le attenzioni di palazzo Santa Lucia siano tutte per Salerno.
«Da otto anni, il governatore stanzia risorse importanti per Salerno ma ciò non toglie che, se non esistono le caratteristiche da hub aeroportuale campano, ci può mettere tutti i soldi che vuole ma serve un sistema regionale che sia all’altezza. Che ci sia lo scalo di Salerno, a cui de Luca tiene molto, non è un problema ma non possiamo avere sistema monco perché Santa Lucia punta solo su Napoli e Salerno. Purtroppo è quanto accaduto in questi ultimi anni».
Grazzanise vent’anni fa sembrava lo scalo su cui puntare per decongestionare Capodichino, poi più nulla. Come scomparso da qualsiasi piano. Come mai?
«Con il Dpr 201 del 2015 ritroviamo come scali strategici solo Napoli e Salerno, con quest’ultimo a supporto di Capodichino per alleggerirlo mentre Grazzanise scompare dai radar. Ma oggi da parte di tutti i partiti, compreso l’M5s e il Pd il partito del governatore, è nata una nuova consapevolezza per ridisegnare il sistema campano».
Il presidente degli industriali di Napoli a chi attacca Capodichino risponde che “nessuno può pensare di mettere in difficoltà o in crisi questa infrastruttura”.
«Possono stare tutti tranquilli: il nostro obiettivo è dare forza a Napoli e alla Campania. Nessuno immagina di mettere in discussione Capodichino ma al sistema campano manca un pezzo. E questo è proprio Grazzanise».
Così il deputato della Lega e capogruppo in Commissione Ambiente e Lavori pubblici Gianpiero Zinzi.
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