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Violentata e messa incinta dal vicino di casa a soli 11 anni

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Con molta probabilità non sa nemmeno come nascono i bambini. Eppure, a soli 11 anni, è rimasta incinta. Stuprata da quello che credeva uno zio, un compagno di giochi, ma che si è trasformato in un orco.

Di quelli di cui lei, leggendo le fiabe, aveva paura. Un uomo di 35 anni è stato arrestato, a Torino, con l’accusa di violenza sessuale. Uno stupro commesso sulla figlia dei vicini di casa, che i genitori le affidavano anche di notte, quando dovevano andare a lavorare. Venerdì scorso la piccola, nigeriana come lo stupratore, si è presentata all’ospedale con la madre perché «aveva la pancia gonfia».

 La donna temeva che la figlia stesse male. I medici del Sant’Anna, invece, le hanno detto che era incinta.

Alla ventunesima settimana di gravidanza. «Ho studiato a scuola che le cellule si uniscono, si fecondano, cambiano. Ma non immaginavo di avere un bambino in pancia», le parole della bambina. Ingenua, innocente come si può essere a undici anni. «C’era un signore che mi disturbava sempre, mi toccava». Lei ha provato ad allontanarlo, a mandarlo via, a dirgli che non voleva. Ma lui la minacciava: «non dire nulla, a nessuno, se no non vedrai più i tuoi genitori». Il papà è un operaio e in fabbrica gli tocca spesso il turno di notte. La mamma fa le pulizie nei supermercati e dev’essere a lavoro alle prime ore del mattino. Per questo la bambina, con le sorelline di 4, 7 e 13 anni, veniva lasciata sovente al vicino di casa. Da quel vicino che, come si legge nella misura cautelare depositata dal giudice Alessandra Pfiffner, «godeva della fiducia di tutta la famiglia».

A tal punto da lasciare la ragazzina a dormire da lui. E lui la svegliava, per costringerla ad avere rapporti sessuali. Incurante dei suoi pianti, delle sue richieste, del suo sguardo spaventato, confuso. Quell’alloggio, alla periferia Nord di Torino, per la ragazzina si è trasformato in un inferno. Un inferno che si è ripetuto per un anno intero. Sino alla scorsa settimana, quando la bimba è arrivata in ospedale. Da lì sono partite le indagini. L’uomo, assistito dall’avvocato Manuel Perga, è recluso in una cella del carcere “Lorusso e Cutugno”. «Non volevo che succedesse questa cosa, ma lui insisteva, non voleva smettere», ha raccontato la bimba. «Sono contenta se lo prendete», ha aggiunto alla polizia che ha raccolto il suo racconto tra le lacrime.

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