Caserta- Secondo noi di casertakeste.it e alcune opinioni fortemente critiche, l’amministrazione comunale di Caserta dovrebbe essere riformata in maniera sostanziale – addirittura sciolta – a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata. Gli accusatori sostengono che in vari settori dell’Ente si siano instaurate collaborazioni illecite, sia attraverso un’azione diretta sia tramite colletti bianchi, in aziende dove la Camorra trova terreno fertile per prosperare.
In numerosi articoli abbiamo documentato le vicissitudini di imprese come la Ecocar, la cui recente storia è stata segnata da interdittive antimafia e presenze inquietanti, con esponenti legati da tempo al clan Belforte. Allo stesso modo, la vicenda della famiglia Dresia, operante nel settore dei parcheggi – e in particolare nella gestione dell’ex Caserma Pollio, uno degli spazi pubblici più remunerativi della città – ha evidenziato come la continuità operativa e la gestione contrattuale siano state segnate da ritardi nei pagamenti e da un’accumulazione di debiti nei confronti dell’Ente. Tali dinamiche, sostenute anche dalla formazione di società usa-e-getta, hanno alimentato i sospetti su un rapporto troppo stretto tra questi imprenditori e l’amministrazione comunale, che negli anni ha attribuito numerosi incarichi diretti, anche in presenza di evidenti conflitti di interesse.
Un ulteriore esempio riguarda Piero Cappello, figura di spicco nei settori tecnici dell’amministrazione, il cui operato è stato oggetto di indagini per reati quali corruzione, falso in concorso e reati contro la pubblica amministrazione, in particolare per aver truccato gare d’appalto a favore di soggetti già noti per i loro legami con la criminalità organizzata. Anche altre personalità, come Franco Biondi e alcuni dirigenti collegati a incarichi nei servizi tecnici, sono state coinvolte in procedimenti giudiziari che hanno messo in luce dinamiche di gestione poco trasparenti e potenzialmente lesive dell’interesse pubblico.
Le evidenze raccolte, insieme a provvedimenti e ordinanze recenti, sottolineano come il rapporto tra alcuni esponenti dell’amministrazione comunale e il mondo criminale abbia radici profonde, con conseguenze operative e finanziarie che pesano sull’intera gestione del territorio. Ad esempio, il caso relativo alle gare d’appalto per la gestione dell’ex Caserma Pollio ha evidenziato una serie di operazioni contrattuali e finanziarie che, a lungo andare, hanno favorito interessi particolari, compromettendo la trasparenza e l’equità degli affidamenti pubblici.
A fronte di questo scenario, chi sostiene queste posizioni invita a un intervento radicale: solo attraverso una revisione profonda e, se necessario, lo scioglimento dell’attuale amministrazione, si potrà ricostruire un sistema istituzionale privo di infiltrazioni illecite e in grado di garantire la trasparenza, l’efficienza e la tutela degli interessi della collettività.
Questa visione – che si basa su dati, provvedimenti giudiziari e testimonianze emerse nel corso degli anni – non è frutto di una mera speculazione, ma riflette la preoccupazione di una parte consistente dell’opinione pubblica e degli investigatori sul legame tra alcune pratiche amministrative e il mondo criminale. È un invito a considerare, in maniera seria e approfondita, tutte le evidenze che suggeriscono l’esigenza di una riforma strutturale, finalizzata a ristabilire il rispetto delle normative e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni locali.
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