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Un ago incandescente contro il tumore, leggete tutto …

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Un ago incandescente contro il tumore, leggete tutto l’articolo, non solo il titolo.

La tecnica innovativa, che si chiama termoablazione mediante microonde, permette di sciogliere il tumore (e anche le forme metastatiche) al fegato, ai reni, ai polmoni, alla tiroide e alle ossa in un’unica seduta, anche ambulatorialmente, in cui il paziente viene sedato e curato in pochi minuti senza sentire dolore e, in molti casi, senza avere la necessità poi di altri trattamenti come quelli chemioterapici. La nuova metodica, rivoluzionaria nel trattamento di alcune neoplasie, è operativa nella Chirurgia e Medicina dell’Ospedale di Chioggia: il primo trattamento, nel novembre 2016, i professionisti della Ulss 14 hanno curavano con questo innovativo trattamento, in soli dieci minuti, un signore chioggiotto di 65 anni che era affetto da una grave lesione metastatica epatica. L’intervento di alta specialità si è tenuto nelle nuove sale operatorie di day surgery, recentemente restaurate.

«La termoablazione mediante microonde – hanno spiegato il primario di Chirurgia Salvatore Ramuscello insieme al responsabile del servizio di ecografia interventistica Mario Della Loggia – è un nuovissimo trattamento che necessita di un generatore di microonde e di un terminale chiamato antenna che, mediante guida ecografica, viene inserita direttamente nella lesione. L’antenna, attraverso un aumento di temperatura rapido, controllato e localizzato, provoca la distruzione del tessuto malato con la massima precisione. Rispetto a ieri possiamo intervenire in maniera mininvasiva, con una piccola incisione di 2-3 millimetri, su tumori importanti e calibrare il tipo di cura a seconda della neoplasia: si agisce localmente, delimitando e colpendo solo l’area interessata dalla malattia. Persino l’intensità di calore e la durata dell’intervento viene misurata in base alla grandezza del tumore da distruggere. In questo modo evitiamo l’asportazione chirurgica, rendendo possibile il trattamento anche su pazienti pluripatologici, quindi inoperabili e fragili, con tempi di ricovero più brevi e una migliore ripresa funzionale dei pazienti stessi».

L’intervento di oggi è durato 10 minuti e questa sera il paziente potrà già andare a casa con una ferita di 2 millimetri senza neppure sutura.

ATTENZIONE

 

 

Evviva che bello, c’è una nuova cura per il cancro, pronta per noi. Non occorre nemmeno farsi ricoverare, lo fanno in Day Hospital, entri col tumore esci che stai bene.

Questo è quello che riassunto in parole povere ci hanno raccontato tantissime testate , descrivevano con grande entusiasmo l’operazione fatta all’Ospedale di Chioggia. Termoablazione mediante microonde, così si chiama questa innovativa tecnica.

PER I NOSTRI LETTORI:

  • La termoablazione non è la cura per il tumore, ma solo uno dei tanti possibili trattamenti per alcune metastasi.
  • Il trattamento non è una novità, lo è per l’Ospedale di Chioggia citato dalle testate giornalistiche.
  • Non serve chiamare ospedali e unità sanitarie locali, se avete delle lesioni trattabili con l’ablazione sarà direttamente il vostro oncologo a prescriverla.

 

 

Ed è giusto parlarne bene, perché si ottengono ottimi risultati.

Cos’è che non ci dicono allora?

Alcuni ‘colleghi’ giornalisti, per mancanza di spazio o per poco interesse nell’approfondire, evitano di raccontare le informazioni che invece per il lettore davvero interessato all’argomento sono a mio avviso le più importanti.

La prima dovrebbe esser un’ovvietà per tanti che ci leggete, dire cancro/tumore è come dire pesce. Non possiamo cucinare un branzino come faremmo con del pesce spada, alla stessa maniera esistono tantissimi tipi di tumore, ognuno ha trattamenti adatti e inadatti.

L’oncologo già conosce la termoablazione, perché anche se i giornali ne hanno parlato in termini sensazionalistici è una nuova cura nel senso che si usa non da così tanto tempo come altre, ma è nuova tout court solo per l’ospedale di Chioggia dove solo da pochissimo si hanno gli strumenti adeguati per praticarla. Quindi capite che se la termoablazione si fa già da tempo e voi non ne avete sentito parlare è perché non è “la cura per il cancro”, ma “solo” uno delle centinaia di trattamenti validi “solo” su alcune tipologie di tumori.

Nel caso specifico di lesione metastatica epatica basta andare sul sito dell’AIRC (Associaizone italiana per la ricerca sul cancro) per trovare la termoablazione tramite microonde tra i possibili trattamenti di una metastasi, con le dovute precisazioni del caso: Le metastasi, soprattutto se originate da sedi come il polmone, il seno o il melanoma possono essere distrutte dal calore, veicolato da onde laser (laser terapia), onde radio (ablazione a radiofrequenza) o da microonde che surriscaldano la massa come se fosse in un forno a microonde (ablazione a microonde).L’uso, al contrario, di una fonte di freddo intenso, che “congela” la metastasi (crioablazione) è meno frequente che nel passato. La scelta dell’una o dell’altra tecnica dipende dalle caratteristiche del singolo paziente, ma anche dalle attrezzature e dall’esperienza del centro a cui ci si rivolge.Questi trattamenti possono anche essere eseguiti nel corso di interventi chirurgici, quando non tutte le metastasi possono essere asportate senza rischi, oppure possono essere utilizzati per prolungare la sopravvivenza di malati in cui la malattia si ripresenta dopo essere già stata trattata con interventi e chemioterapia o, ancora, quando le condizioni della persona in cura sconsigliano il ricorso a un’operazione vera e propria.

Chissà se a suo tempo fu usata la stessa enfasi sensazionalistica per presentare la crioablazione o l’ablazione a radiofrequenza.

Articoli come quelli che hanno circolato in questi giorni contribuiscono a ciò che poi hanno riportato i giornali

La notizia è diventata virale al punto che il centralino dell’Uls 14 è stato subissato di chiamate da tutta Italia da parte persone interessate a questo tipo di intervento. La Uls precisa che non è una prestazione limitata localmente, ma che comunque tutte le richieste saranno vagliate dal Comitato oncologico.

Peccato che alcuni giornali pur riportando quello che ritengo grave (un’unità sanitaria subissata di chiamate) non faccia anche mea culpa spiegando che la responsabilità è anche di quei giornali che evitano di dare tutte le informazioni del caso.

Direi che sia tutto, spero di esser stato esaustivo…Kest’è !

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