Ci siamo, l’esame tanto atteso è cominciato.
Per 500mila studenti è arrivato il momento di affrontare la prima prova della maturità 2018 e – appena arrivato dal Ministero il codice per aprire il plico telematico – è iniziata anche la lettura delle tracce
Oggi, i maturandi si sono misurati con il tema delle persecuzioni razziali a partire da un brano de “Il giardino dei Finzi Contini”, capolavoro dello scrittore Giorgio Bassani, a ottant’anni dalla promulgazione delle leggi sulla razza; con il principio di uguaglianza nella Costituzione italiana, di cui ricorrono i settant’anni; con la cooperazione internazionale,per il tema storico, con un approfondimento sugli statisti Alcide De Gasperi e Aldo Moro a quarant’anni dal rapimento del presidente della DC.
Interessanti anche le tematiche dei quattro saggi brevi: massa e propaganda per l’ambito storico-politico; la solitudine nell’artee nella letteratura per l’ambito storico-artistico; il dibattito bioetico sulla clonazione per l’ambito tecnico-scientifico; la creatività, risultato di talento e caso, per l’ambito socio-economico.
Argomenti importanti che meritano, di questi tempi, una riflessione approfondita da parte dei ragazzi e anche degli adulti, spunti su cui non smettere di riflettere, tematiche mai come oggi attuali, supportate dalle opere di grandi autori. Testimonianze che, per l’edificazione di un presente decente e di un futuro migliore, non possiamo permetterci di dimenticare.
Dunque l’augurio che rivolgo ai maturandi al termine delle sei ore della prima prova, degli altri scritti e del temibile orale, quando usciranno saltellando dal portone della scuola col diploma in mano e un’estate irripetibile ad attenderli, è quello di non smettere mai di studiare, di informarsi, di leggere e di approfondire per essere in grado di orientarsi nel mondo (come recita un mantra del Miur), di alimentare il proprio spirito critico, di avere un’opinione individuale e di essere in grado di argomentarla poiché il sapere è un imbattibile strumento di emancipazione personale e di infinita libertà. Incrociamo le dita…kest’è!
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