La sentenza del Tar Campania sembra indicare la presenza di legami tra l’azienda di autotrasporti di Salvatore Bizzarro e la camorra, in particolare con il clan locale Belforte. Alcuni punti chiave citati nella sentenza includono la presenza di parenti di importanti camorristi tra i dipendenti dell’azienda, come il fratello di un noto killer dei Belforte e il figlio di un membro del clan. Questi collegamenti, secondo la sentenza, potrebbero suggerire una vicinanza tra l’azienda di Bizzarro e la criminalità organizzata.
La difesa aveva sostenuto che Bizzarro era una vittima del clan e aveva sempre pagato il pizzo. Tuttavia, il Tar sembra aver respinto questa tesi, sostenendo che il concetto di “imprenditore colluso” può includere chiunque sia influenzato dalla minaccia mafiosa o scenda consapevolmente a patti con la mafia per ottenere vantaggi per la propria attività.
Questa sentenza sembra riflettere la posizione delle autorità italiane nella lotta contro la criminalità organizzata, che includono misure per scoraggiare i legami tra le imprese legittime e la mafia.
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