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Stefano Bollani dalle esibizioni sinfoniche a quelle per piano solo.

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CASERTA – C’è un gioco di pieni e di vuoti, di impegno collettivo e di libertà assoluta nella maniera con cui Stefano Bollani passa dalle esibizioni sinfoniche a quelle per piano solo. Mercoledì il quarantaquattrenne pianista fiorentino era nella cavea dell’auditorium Parco della musica, a Roma, con l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Kristian Järvi. Stasera arriverà alla Reggia di Caserta per uno dei suoi attesi recital solistici.

Un tira e molla più rigenerante o stressante, Stefano? È facile uscire dalle fila di un’orchestra, abbandonare lo spartito e tornare all’improvvisazione assoluta?

«Per me èmeraviglioso poter alternare il massimo rigore che serve in un’impresa di gruppo e le note scritte che segnano la strada che devi percorrere alla possibilità di suonare quello che vuoi tu. È bello passare dall’impresa di gruppo a quella solitaria, e viceversa. Per me, poi, che faccio della libertà artistica una bandiera assoluta, oltre che bello è fondamentale».

A Roma hai suonato quel «Concerto azzurro» che è la tua ultima composizione. E alla reggia? Come nasce il repertorio di un piano solo? Quanto conta la cornice? O il sapere che lì ha suonato uno dei suoi primi concerti sinfonici Pino Daniele, a cui hai dedicato una magnifica versione di «Putesse essere allero» nel tuo «Napoli trip»?

«L’ambiente in cui suono è sempre importante, contribuisce a formare il mio umore, a spingermi verso un blues, una ballad, uno swing. La bellezza non è solo nel luogo in cui ti esibisci, ma nella risposta della platea, nelle emozioni, anche casuali,

che arrivano in scena con me».

Cosa prevedi per Caserta?

«In situazioni così “museali” e importanti, così prestigiose, cerco di regalarmi la sorpresa, non studio il luogo, non mi faccio raccontare niente. La reggia l’ho vista da ragazzo, a una gita scolastica, ma… sono passati oltre vent’anni, sono convinto che mi sorprenderà lo stesso. Il Nero a Metà… cero, potrebbe essere una suggestione, uno spunto di partenza, nelle sue canzoni ci sono groove, ci sono melodie, c’è tutto quello che serve per partire con una impro pianistica… Vedremo».

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