S. Remo – Viene presentato da Amadeus sul palco di S. Remo come Oronzo Carrisi (Checco Zalone) cugino del celebre Al Bano, lo showman ha infatti interpretato una canzone – ‘scritta’, tra gli altri, da Bassetti, Burioni, Crisanti, Brusaferro, Galli, Fauci e Locatelli – ironizzando sulla sovraesposizione mediatica di medici e professori (Video). Dissacrante, pungente e in parte pure coraggioso. Checco Zalone prende la liturgia del terrore di certi virologi e la fa a pezzetti: scherza sul Covid, sulla svolta che ha dato alla carriera degli immunologi, sulle loro contraddizioni, sul “non c’hanno capito un c…” del virus anche se sono sempre in tv a pontificare.
Un vero colpo di genio lo cala vestendo i panni di Oronzo Carrisi, di mestiere virologo di Cellino San Marco e cugino di Al Bano. Certo i virologi star potevano essere facile bersaglio di comicità: basti pensare al Jingle Bells “sì sì vax, vacciniamoci” con cui tre tenori hanno toccato il fondo. Ma non è da tutti poter scherzare sul Covid sulla prima rete nazionale, baciare “il primo tampone positivo di Cellino”, sottolineare che “tutti i virologi ormai hanno un agente”, sfottere gli inviti da Fabio Fazio, la notorietà acquisita, quel “stavo per abbandonare la virologia” poi il “riscatto”: col virus “mi è cambiata la vita”. “Chiedere a un virologo se è d’accordo con un altro virologo significa non capire un cazzo di virologia“, dice Zalone strappando un forte applauso. “Siamo tutti d’accordo solo sul fatto che non c’abbiamo capito nu cazz e che ‘sta pacchia sta per finire”. Infine la canzone scritta – si fa per dire – con Crisanti, Bassetti, Burioni, Pregliasco, Brusaferro, Capua, Galli, Fauci, Locatelli, Rezza, Viola, Le Foche, Zangrillo e Lopalco: “Ho voluto dividere la Siae con tutti, questi muoiono di fame tra un po’”. Titolo: “Pandemia, ora che vai via“. Dirige: Beppe Virussicchio. Canta: Oronzo Carrisi. Un brano imperdibile: “La curva è andata giù, sta per finire il sogno, nessuno si spaventa più, manco a Codogno”, canta Zalone. “Pandemia, io sarò brutale: mo col cazzo vado a lavorare… in ospedale”. Applausi.
Le recensioni dei colleghi del virologo Zalone non si sono fatte attendere.
PREGLIASCO – “A me piace molto Zalone e mi è piaciuto anche ieri, direi che ha colto un elemento di positività per il futuro, spero presto di essere disoccupato almeno sulla parte di divulgazione scientifica” sul Covid “e che tutto quello che ha detto sia un elemento augurale”, commenta il virologo Fabrizio Pregliasco. “Siamo ancora in una fase non così tranquilla – ricorda il medico – però mi aspetto che tutto ciò possa avvenire e che io possa tornare a occuparmi di rosolia, che poi – rileva – non è una così banale, anche quella fa danni. C’è da fare sulle malattie infettive, sulle problematiche dell’influenza perché il Covid rimarrà con noi e questo è un elemento che purtroppo dovremo considerare”. Insomma anche senza pandemia Pregliasco non sarebbe proprio disoccupato. Nella satira Zalone ha messo nel mirino i virologi “ma in realtà si è parlato di professionisti con specificità diverse – chiarisce – perché virologo è una definizione giornalistica come può essere quella di ‘avvocato divorzista’, in realtà – ricorda il docente di Igiene – sono persone che si occupano di diverse specialità, ci sono biologi, infettivologi, c’è Ilaria Capua che è una veterinaria e ognuno contribuisce con sue specificità a una realtà complessa che necessita di multidisciplinarietà. Quindi – conclude -Zalone sicuramente divertente da vedere in prospettiva, ricordiamo però che siamo ancora a 300 morti”.
BASSETTI – “Zalone è fantastico, eccezionale. Io sono un grande estimatore è un numero uno e ho visto i suoi film. Ha colto nel segno. ‘Pandemia ora che vai via’ speriamo davvero che vada via e insomma ha colto questo anno dei virologi. Io mi sono sentito poco tirato in ballo perché non sono un virologo ma un infettivologo. A parte questo, credo sia bello ridere anche su questo aspetto della comunicazione di questi due anni, i virologi che non devono parlare, devono stare zitti, non vanno d’accordo. Zalone ha colto questo aspetto. Ma speriamo che la canzone porti fortuna alla fine della pandemia. Io non ho nessun problema a tornare a fare il mio lavoro, anche se andrò meno in televisione sarò felice lo stesso. Ci saranno altri modi di comunicare le malattie infettive”, afferma all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
GALLI – Secondo Massimo Galli, “Zalone ha fatto delle cose che definire divertentissime è poco, penso alla canzone ‘La Vacinada’”. “Immagino che ieri abbia voluto raccogliere un sentimento generale degli italiani che non ne possono più della pandemia. Sorrido e basta, non starei a farci dei castelli di carta sopra”, ha detto all’Adnkronos Salute l’ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, commentando l’esibizione di ieri sera.
BURIONI – Sceglie invece il silenzio Roberto Burioni. “Grazie, ma preferisco non commentare”, risponde all’Adnkronos il docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Un no comment, quello di Burioni, che “non è relativo a questa satira. Proprio ho deciso di non parlare più di argomenti che non sono strettamente legati alla medicina”, precisa. E “da ormai più di un anno – sottolinea – ho adottato un profilo di massima riservatezza”.
LOPALCO – “Ci sono rimasto male avrei preferito un duetto con Zalone”, afferma all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento. “L’ironia è una chiave di lettura della realtà che va rispettata, ironizzare non è sminuire o derubricare – prosegue Lopalco – quando guarderemo indietro, a questi anni di pandemia, alcune azioni ci sembreranno esagerate e potremmo avere anche la liberà di riderci sopra”.
GISMONDO – Contrariata dall’esibizione la microbiologa Maria Rita Gismondo. “Zalone sia certo che non abbiamo bisogno di una pandemia per aver da lavorare e porti rispetto”, si sfoga l’esperta con l’Adnkronos Salute. Le sue parole non sono piaciute alla direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “E’ vero che ci sono stati, da parte di alcuni” esperti, “comportamenti discutibili – ammette – Ma è anche vero che siamo tutti impegnati in prima fila, rinunciando da 2 anni anche alla vita personale. Non ci sto ad essere accomunata a colleghi litigiosi. Piuttosto – chiosa – avrei voluto che si ringraziassero tutti i sanitari”.
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