CASERTA – Una corsa contro il tempo, che inesorabilmente scorre enfatizzando in modo sempre più nitido i pregi ma nel contempo i limiti strutturali della macchina organizzativa anti-Covid19.
Il fattore tempistico, in questi ultimi giorni, è riuscito ad assurgere a ruolo da protagonista in relazione ad uno dei baluardi nostrani: la Scuola.
L’incombente riapertura, che va ad interessare un bacino d’utenza molto vasto, ha dato vita ad una sorta di rincorsa all’ennesima novità regolamentare, all’ennesimo avvertimento relativo alla tutela della salute di tutti, e dulcis in fundo, all’ennesima richiesta di ‘’attrezzature’’!
Può sembrare banale ma non lo è: molti ragazzi, infatti, rischiano di doversi sedere a terra ed a distanza di sicurezza per mancanza di banchi ‘’monoposto’’, attualmente distribuiti in numero insufficiente a soddisfare tutti.
Un dato di fatto che non fa certo onore ad un paese che è tra i primi per qualità d’azione sanitaria nella battaglia alla pandemia.
La distribuzione capillare continua quotidianamente ma appare ancora ben lontana dalla linea del traguardo (è prevista ad ottobre una definizione precisa su vasta scala). Se a questo aggiungiamo il fatto che lo stesso problema riguarda la questione mascherine, ecco che lo status quo ha il sapore di una condizione proditoria rispetto all’impegno profuso dalle istituzioni e alla disponibilità del corpo docente. Una seria e provata attenuante viene dai dati socio-sanitari oggetto di analisi negli ultimi giorni.
Onu ed istituzioni anglosassoni ed americane su tutti, proprio nell’ultimo mese, stanno producendo una serie di analisi comparate su scala nazionale che incentrano il focus empirico su un vero paradosso; in sostanza andare a scuola (o università) ha un costo in termini di rischi nettamente inferiore rispetto al self-home study del periodo lockdown.
Il costo sociale, in pratica, dell’assenza dalle scuole provoca effetti deleteri sullo sviluppo delle capacità di apprendimento di molti studenti. In soccorso a tutto ciò arrivano i dati sanitari che confermano che gli studenti rappresentano un ‘veicolo’’ di diffusione del virus assolutamente trascurabile: le percentuali di guarigione nei giovani è elevata.
In buona sostanza abbiamo una garanzia sanitaria da una parte ed una necessità sociale dall’altra.
Ma il problema organizzativo rimane fermo. La domanda che si porranno tante famiglie, costrette a pagare di tasca propria le mascherine per accedere ai locali scolastici, potrebbe essere una sola: dove sono i banchi?!!!
E’ veramente il caso di riaprire tutte le scuole in uno stato ancora da ”lavori in corso”?! Ai prossimi giorni l’ardua sentenza…kestè!
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