MATESE – “Sono un avvocato prestato alla politica, mi schiererò sempre a difesa del mio territorio. De Luca ha sprecato tanti milioni di euro della Comunità Europea, ma le uniche cose che è riuscito ad eradicare, sono l’allevamento bufalino, l’occupazione e le gloriose tradizioni agricole in provincia di Caserta. Le zoonosi sono sempre lì, lo dice lui stesso”.
Esordisce così la candidata Michela Visone nel fare qualche precisazione sulle difficoltà del comparto bufalino dell’alto casertano.
Premesso che sia la legge Italiana che le normative europee prevedono che gli allevamenti che producono latte, carne e derivati destinati all’alimentazione umana, devono essere indenni da zoonosi, c’è da fare una distinzione. In molti comuni del basso casertano si riscontrano da decenni numerosi focolai di brucellosi, negli ultimi anni anche di tubercolosi. Al contrario, nell’alto casertano si stanno riscontrando quasi esclusivamente casi di tubercolosi. Da decenni la Comunità Europea mette a disposizione della Regione (nel caso specifico facciamo riferimento alla sanità animale) tutti gli strumenti economici e tecnico/scientifici utili allo studio, alla sperimentazione di piani di contrasto atti a debellare ed eradicare le sopracitate zoonosi. E mette a disposizione anche i fondi da destinare come risarcimento per consentire agli allevatori colpiti dall’abbattimento dei capi riconosciuti infetti, di sostituire i capi abbattuti, acquistandone altri sani. È importantissimo sottolineare che in caso di emergenza (e la nostra provincia è in emergenza per la sola brucellosi da più di 30 anni) le misure emergenziali, appunto, prevedono stanziamenti molto più sostanziosi. Ciò premesso, la sintesi della situazione odierna vede la “strana” associazione di tre fattori:
1) la superficialità, l’approssimazione con cui vengono svolte le profilassi.
2) il mancato riconoscimento dei diritti degli allevatori, ai quali la Comunità Europea con la normativa 625/2017 garantisce la controprova (il contraddittorio) sui casi di positività alle predette zoonosi.
Diritto negato dalla legge regionale 207/2019.
In pratica la Regione Campania, non recepisce detta normativa europea negando agli allevatori qualsiasi forma di trasparenza sulla veridicità dell’esito delle profilassi.
3) L’assoluta inadeguatezza dei risarcimenti erogati agli allevatori colpiti dagli abbattimenti, che si vedono riconosciuti circa 1000 euro di indennizzo per ogni capo abbattuto (importo che non rispecchia né il valore di mercato dell’animale, né la mancata produzione), a fronte di un danno reale di circa 6mila euro a capo. Si ricordi a tal proposito, che la Comunità Europea versa alla Regione Campania circa 7500 euro per ogni capo bufalino abbattuto, dei quali, solo 1000 vengono destinati all’allevatore a titolo di “risarcimento”, mentre la restante parte viene giustificata sotto la voce “ricerca e sperimentazione”.
“Mi faccio portavoce delle istanze degli allevatori casertani e illustro le due istanze per le quali stanno lottando da tempo”, precisa con veemenza Visone.
Per la BRUCELLOSI prevalente nel basso casertano, molti allevatori richiedono naturalmente, oltre alla controprova sulle analisi, l’adozione di un vaccino già esistente, già autorizzato ed usato con successo in vari Paesi europei, oltreché dei risarcimenti adeguati, che consentano, in caso di abbattimenti, di poter far fronte al danno subìto, garantendo la sopravvivenza dell’attività zootecnica, e la conservazione dei posti di lavoro dei dipendenti.
Per la TUBERCOLOSI (per cui non sembrano esserci vaccini efficaci) gli allevatori chiedono l’adozione di un nuovo piano di profilassi più attendibile e sicuro, supportato dal riconoscimento della predetta normativa europea 625/2017, cioè del diritto alla controprova in contraddittorio,
OLTRE, NATURALMENTE, ad un immediato adeguamento delle cifre finora riconosciute a titolo di risarcimento, come specificato, in modo tale da evitare la morte economica dell’attività zootecnica in seguito all’abbattimento degli animali.
“Mi sono immediatamente resa conto delle loro enormi difficoltà, delle mille incertezze che oscurano il loro orizzonte, e dell’assoluta mancanza di presupposti per poter “fare impresa” in questo settore, da sempre fiore all’occhiello della nostra terra, simbolo delle nostre antiche tradizioni, che tanto ha dato in termini di lustro e di occupazione, ma che rischia, a causa di scelte amministrative e programmatiche a dir poco scellerate, di sparire definitivamente, o ancor peggio, di finire nelle mani di pochi speculatori senza scrupoli”. Ha concluso Visone
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