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Profughi dall’Ucraina, non è solo il Covid a preoccupare ma anche quelli religiosi

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CASERTA – Appelli all’immediata immunizzazione degli sfollati dal conflitto ucraino sono già arrivati nei giorni scorsi dal commissario per l’emergenza Covid, il commissario straordinario per l’emergenza Covid il generale Francesco Figliuolo e dal consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi. Che ha spiegato: “Già prima dello scoppio della guerra il paese viveva sul fonte pandemico una situazione problematica, come tutto l’est Europa. Abbiamo più dati dalla Russia è lì la situazione è tragica, c’è una copertura vaccinale del 54% della popolazione, e questo ha provocato centinaia di migliaia di morti. Dall’Ucraina abbiamo meno dati e riteniamo che la protezione sia inferiore a quella della Russia, quindi la situazione è ancora più grave”. E conclude: “Le regioni che accolgono i profughi dovranno attrezzarsi per vaccinarli, a partire dalle persone anziane che in patria non hanno ricevuto nemmeno la prima dose”.

Ma proprio dalle regioni arrivano le prime segnalazioni di difficoltà. L’ ex candidato Sindaco Guerriero, ha spiegato in un intervista che “non si potrà rincorrere gli ucraini con la siringa in mano“. Piuttosto un coordinamento a livello europeo dovrebbe preoccuparsi di fornire i vaccini nei paesi di primo ingresso: “Ci sono otto punti dove i profughi si raccolgono, tra Polonia, Romania, e gli altri paesi limitrofi. Ci sono team di medici della Campania   pronti a partire. Lì potremmo allestire degli ospedali da campo, oppure appoggiarci a quelli già esistenti, e vaccinare e tamponare tutti gli ucraini che vogliono venire in Italia. Possiamo portare farmaci, dare supporto alle famiglie, come ad esempio sta facendo la Fondazione La casa della Speranza onlus. Ma tutto questo deve fare parte di un’azione coordinata”.

Quanto ai presenti in Italia, oggi e in futuro, Guerriero spiega: “La prima ragione del basso tasso di vaccinati in Ucraina è di carattere religioso. Gli ortodossi, lo sappiamo, sono molto cauti verso la vaccinazione. Abbiamo vissuto queste difficoltà anche le Lazio, non solo con gli ortodossi, anche con i Sikh. La differenza l’ha fatta il coinvolgimento delle autorità religiose. Mi appello a loro in questo momento”. Ma non c’è solo il Covid. “Si segnalano notevoli criticità dovute alle basse coperture vaccinali e al recente verificarsi di focolai epidemici, come l’epidemia di morbillo nel 2019 e il focolaio di polio iniziato nel 2021 e tutt’ora in corso nel paese“, scrive oggi il ministero della Salute nella prima circolare alle ASL territoriali in merito alla crisi ucraina. “Tale situazione affonda le radici in anni di difficoltà organizzative e di approvvigionamento di vaccini, oltre che in una lunga storia di esitazione vaccinale nel paese, ampiamente diffusa sia nella popolazione generale che fra gli operatori sanitari. Questo può ulteriormente aumentare il rischio che si sviluppino focolai epidemici nelle strutture deputate all’accoglienza dei migranti, già favorito dalle precarie condizioni igienico-sanitarie associate alla crisi e al fenomeno migratorio stesso”, avverte il ministero.

“Per i cittadini che provengono dall’Ucraina, indipendentemente dalla cittadinanza, privi di digital Passenger Locator Form o di certificazione verde Covid-19, le ASL territorialmente competenti provvederanno all’esecuzione dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso, laddove non avvenuta al momento dell’entrata nei confini Nazionali”. Questo prevede la nuova circolare del ministero della Salute ‘Crisi Ucraina – Prime Indicazioni per Aziende Sanitarie Locali‘. E tutti coloro che verranno individuati come casi positivi o contatti di caso andranno gestiti secondo la normativa vigente. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha aggiunto che “non ci sarà nessun obbligo di super green pass”, ricordando con una provocazione che lo status di rifugiato non lo prevede. Dal Pd Paola Boldrini, già relatrice al decreto sull’emergenza Covid e l’obbligo vaccinale per gli over 50, sottolinea: “Si tratta per lo più di giovani donne e bambini già affranti dalla guerra e dal viaggio per venire in Italia – afferma – e noi dobbiamo fornire oltre all’accoglienza doverosa a un popolo in fuga dalla guerra, anche supporto, assistenza, farmaci e il vaccino anti Covid”. Nel nostro Paese, secondo le stime dell’Associazione Culturale Europea Italia-Ucraina sono attesi centinaia di migliaia di profughi, tenendo conto che in Italia la comunità ucraina conta circa 240mila persone, che molti parenti cercheranno di congiungersi a queste e che ogni famiglia ucraina ha in media due o tre figli.

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