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Piazza Dante nel degrado. L’ultimatum in un atto deliberativo

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Dopo anni di  pour parler, dall’amministrazione  Marino, è stato partorito un atto deliberativo che costituisce finalmente l’avvio di una operazione di risanamento che gli enti pubblici e i privati proprietari interessati avrebbero dovuto già da anni effettuare senza aspettare che l’amministrazione, a nome della città che lo pretendeva, ricorresse allo strumento della diffida.

L’atto deliberativo, istruito dal cugino del sindaco capace il dirigente Giovanni Natale, porta la firma del vice sindaco Emiliano Casale ( che fa le prove tecniche per essere il prossimo Sindaco)  e degli assessori ai Lavori pubblici Massimiliano Marzo (che prometteva dopo varie sollecitazioni dell’ex candidato sindaco Guerriero che avrebbe in un paio di giorni  ripristinato la mancante illuminazione di Piazza Duomo e l’intermittenza di Via Redentore circa un mese fa e ad oggi senza esito) e dell’intraprendente assessora alla Vivibilità e Decoro urbano Emilianna Credentino. Un atto amministrativo concreto, venuto al termine di un iter ricognitivo dei proprietari delle particelle immobiliari cui imputare l’obbligo dei lavori finalizzati al recupero del patrimonio urbanistico ed edilizio con il restauro-risanamento conservativo delle facciate minate da ricorrenti distacchi di intonaco ai quattro porticati, questi attaccati anche da muffe per umidità e proliferazione di parietaria ulteriormente erosiva dei colori delle facciate.

In 60 giorni, ma c’è da fare la tara delle festività natalizie e quindi di prevedibile slittamento dei lavori che i destinatari della diffida dovranno commissionare, la piazza dovrebbe riacquistare l’aspetto decoroso di un tempo anche con l’ulteriore apporto di arredi di illuminazione che cancellino lo squallore della semioscurità serale-notturna prodotta dai superstiti lampioni pendenti lungo la volta ammuffita dei porticati. Una operazione determinata e incisiva, questa dell’amministrazione comunale e ne va dato atto ai titolari degli assessori competenti e all’apparato tecnico-amministrativo, una volta tanto iscritti nel registro dei buoni, meritevoli di positiva votazione in vista di altrettanto impegno da spendere nella soluzione delle altre carenze che affliggono la città.

«Questa iniziativa dice il vicesindaco Emiliano Casale ribadendo quanto già dichiarato il 16 novembre scorso è finalizzata alla definizione di un brand Caserta, un pacchetto di offerte per una permanenza di turisti che non si limiti alle solo otto ore di visita al complesso vanvitelliano o al massimo di una seconda giornata per visitare i borghi Casertavecchia e San Leucio e l’Acquedotto Carolino. Questo programma è stato oggetto di interfaccia con la direzione della Reggia ed è stato opportuno integrarlo con una prima operazione che riportasse decoro al centro cittadino, per riportarlo accogliente per il forestiero e non deprimente per l’aspetto che con gli ultimi anni ha assunto».

L’atto di diffida per l’esecuzione dei lavori ha raggiunto tre enti pubblici, l’Agenzia Regionale del Demanio (per l’emiciclo lato corso Trieste-via Battisti), il reparto Infrastrutture del ministero della Difesa (emiciclo lato Circolo Nazionale), la provincia (lato corso Trieste primo tratto-via Battisti) e sei privati proprietari dell’emiciclo il cui piano terra è occupato dal Caffè Margherita.
I cosiddetti Quattro Palazzi casertani furono oggetto di attintatura delle facciate in tre occasioni: nel marzo 1973 in occasione del bicentenario della morte di Luigi Vanvitelli che fu onorato dalla visita ufficiale del presidente della Repubblica Giovanni Leone; nel maggio 1992 per la visita ufficiale di Papa Giovanni Paolo II; il 7-8 dicembre 2003 per la vista ufficiale del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Si trattò intuibilmente di restauri non radicali ma di rinfresco delle facciate della piazza, il tempo ha svolto il suo ruolo, il ricorso al restyling inevitabile per ridare dignità di salotto cittadino a un luogo che andava sempre più confermandosi poco presentabile.

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