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Pesce d’aprile del ministro Speranza : i prof no vax a scuola ma non in classe

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CASERTA – Il classico pesce d’aprile in coincidenza con il giorno della libertà, propinatoci dal governo dei migliori. Ma andiamo per ordine.

Il 27 marzo dello scorso anno si registravano 3.635 persone positive al tampone Covid ricoverate in terapia intensiva e 28.621 nei reparti ordinari. Nello stesso giorno del 2022, ovvero oggi se ne contano, rispettivamente, 464 e 9.181.

Non NOI umili portatori d’informazione libera, non becera ma il professore Massimo Puoti del Niguarda di Milano come altri suoi colleghi sparsi per l’Italia hanno recentemente dichiarato che la maggior parte di chi oggi viene conteggiato tra i malati di Covid-19 entra in ospedale per tutt’altre patologie, e da tali riscontri si comprende che sarebbe stato impossibile per il governo dei migliori, proseguire con la pantomima di uno stato di emergenza senza neppure un’ombra di tale emergenza.

Ciò nonostante, così come è già stato sottolineato da molti, la chiusura ufficiale del regime emergenziale non corrisponderà affatto alla fine delle misure e degli obblighi che ancora inquinano la nostra libertà. Si procederà per gradi, con la sinistra minaccia prospettata dal ministro Speranza di invertire la rotta, qualora il solito spauracchio della curva dei contagi dovesse rialzare la testa.

D’altro canto, occorre sottolineare, non c’è notiziario nazionale che, nei rari momenti in cui non ci si occupa della guerra in Ucraina, tralascia di rammentarci categoricamente di non abbassare la guardia nei confronti del virus. Forse sarà per questo che, rispetto proprio all’analogo periodo dell’anno passato e malgrado tre dosi di vaccino inoculate alla grande maggioranza della popolazione, si nota un maggior numero di persone, anche molto giovani, che terrorizzati continuano ad indossare la mascherina non appena escono da casa. Una mascherina che costoro utilizzano come una sorta di feticcio dai poteri magici e, soprattutto per questo, sembra proprio che non abbiano la benché minima intenzioni di liberarsene. Ciò segnale la brillante riuscita, per così dire, della comunicazione del terrore, la quale ha fatto in modo che milioni di individui riportassero in superficie le più ancestrali paure che da secoli giacevano assopite nelle profondità della psiche collettiva.

Ma non poteva poi mancare il classico pesce d’aprile, esattamente in coincidenza con il giorno della libertà ritrovata a scartamento ridotto. Così come infatti riportato da gran parte della stampa nazionale – come al solito evitando ogni minimo commento critico nei confronti dell’ennesima ridicolaggine decisa dal governo dei migliori – con la fine dell’emergenza gli insegnanti che non si sono vaccinati potranno rimettere piede nei vari istituti scolastici. “Dal 1° aprile i docenti no vax possono tornare a scuola (senza insegnare)”, questo il titolo del relativo articolo pubblicato dal Sole 24 Ore. In breve, così come si chiarisce nel pezzo, “si allentano le conseguenze per i docenti no vax. Il preside non potrà impedire loro l’ingresso a scuola ma dovrà destinarli ad altre mansioni. A prevederlo è la versione finale del Dl 24/2022 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 marzo. Dalla relazione tecnica del provvedimento emerge anche una stima della platea di prof inadempienti: sono circa 3.800. E infatti vengono stanziati 30 milioni per la loro sostituzione fino al termine delle lezioni.”

Quindi, nel nostro modello demenziale di contrasto ad un virus decisamente mutato in senso benigno -modello che tutto il mondo ci invidia ma che forse solo la Cina oramai ci copia- , dopo la catastrofica didattica a distanza, siamo riusciti a creare l’insegnante fantasma. Un docente in presenza il quale, per ragioni di sicurezza nazionale, viene mandato negli scantinati delle scuole a svolgere  altre e non ben precisate funzioni professionali, tra una partita a briscola e la risoluzione di un complicato cruciverba. Tutto pur di salvaguardare la salute dei nostri giovani, il cui rischio di finire in terapia intensiva a causa del Covid-19 è prossimo allo zero.
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