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Per favore, non chiamateli tifosi, sono solo terroristi

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Siamo alle solite, poi quando “ci scappa il morto”, tutti con le lacrime agli occhi, tutti ad invocare maggiore severità, e apre i battenti il circo Barnum dei programmi tv, e i tuttologi sono chiamati a dire la loro.
Parole, solo parole che cercano di coprire un vuoto, nella attesa che tutto torni alla normalità, sino al prossimo scontro.
Strano paese il nostro, non che le leggi non ci siano, ci sono, ma sono elastiche, applicate a discrezione, si era parlato di biglietti nominativi per entrare allo stadio, si erano invocati controlli più severi e, di fatto, ai comuni mortali non fanno portare allo stadio nemmeno la bottiglia dell’acqua, però, poi entrano quelli con i fumogeni nello zaino, anzi, pare che alle tifoserie ultras il materiale lo facciano già trovare pronto in loco.

Finiamola di confondere le cose, i fatti di  Pagani hanno poco a che fare con lo sport.
Sono atti di guerra di gruppi di teppisti contro onesti lavoratori quali sono i poliziotti.
Non chiamiamo questi delinquenti tifosi, perché le parole hanno bisogno di ritrovare il loro significato originale, il tifoso e colui che va allo stadio per assistere ad una gara sportiva, ad una partita, per tifare per la propria squadra del cuore.
Quelli che abbiamo visto, ovvero i terroristi con il passamontagna in testa tirare sassi, petardi e bombe carta,  non erano tifosi, erano delinquenti che, con la scusa della rivalità decennale , hanno atteso i casertani all’incrocio tra via San Domenico e via Leopardi dove il loro autobus è stato dato alle fiamme. Successivamente sono state  danneggiate numerose automobili del luogo a colpi di bastoni e pietre. I pseudotifosi ovvero i terroristi sono stati dispersi dall’azione dei carabinieri in assetto antisommossa.

Polizia impotente, non può usare gli idranti,( ma li usava contro i novax) se poi quello che muore è uno di quelli che indossa il passamontagna, il poliziotto si ritrova con la carriera e la vita spezzate e il morto è santificato e magari gli intitolano anche una sala del Senato.
In altri paesi la repressione e l’educazione hanno dato i loro frutti, da noi i “reati da stadio” sembrano meno gravi, sino a quando, qualcuno non muore, allora si invoca la severità.
Un giro per blog mi ha fatto scoprire una triste realtà, che sono molti coloro che con un occhio piangono il poliziotto morto e con l’altro si dicono che in fondo ci sono anche ultras che sono stati colpiti in passato da fumogeni lanciati ad altezza uomo, oppure qualcuno che informa con il suo post che tutto sommato sono vecchi rancori e poi  lo stadio è un posto sicuro in percentuale ne uccide di più la mafia e via delirando di questo passo.
Sembrano ignorare che se la domenica allo stadio fosse come una domenica a teatro i poliziotti non avrebbero motivo di lanciare fumogeni.
Ma forse, abituati a distruggere autobus, carrozze ferroviarie, ad essere scortati dalle forze dell’ordine, a mettere a ferro e fuoco le città senza mai dover pagare il prezzo dei danni procurati ci sono persone che davvero si credono che tutto questo faccia parte dei loro diritti in una società dove a nessuno si chiede più di rispettare i propri doveri.

Concludendo Dott. Guerriero?
Io credo che oltre a un lavoro di educazione che va fatto o ricominciato a fare, perché le nuove generazioni riscoprano il valore della vita umana, si debba intervenire perché chi va allo stadio con intenzioni differenti da quelle di fare il tifoso, possa essere certo che ci saranno delle pene e che gli sarà chiesto di pagarle.

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