Un Luca Palamara scatenato racconta tutti i passaggi tra spartizioni, favori, nomine e scorrettezze che avvengono all’interno delle magistratura italiane e delle procure. Intervistato a LazioTv, spiega la “Regola del tre” sui favori tra colleghi. “La “Regola del tre nasce così: la magistratura all’interno è organizzata attraverso il meccanismo delle correnti. Cosa sono le correnti? Sono dei raggruppamenti di magistrati ognuno dei quali ha una visione diversa e particolare rispetto di come funziona il meccanismo della giustizia. Ricalca in qualche modo quello che avviene nella vita politica del Paese. Questo metodo di spartizioni, viene chiamato ‘Cencelliì. All’interno della magistratura è caratterizzato da accordi che poi sfociano in ‘uno a me, uno a te, uno a lui’. Ecco la Regola del Tre”.
E poi sulle correnti all’interno del CSM. “Il mondo delle correnti continua. Questo è il percorso, si caratterizza e si sviluppa la vita del magistrato quando c’è il superamento della soglia più difficile che è quello del concorso in magistratura. Se tratto questo argomento nel mio libro è perché voglio rivolgermi ai giovani magistrati che in un momento così difficile cercano la propria strada e per chi si laurea in giurisprudenza il concorso in magistratura rimane una sorta di chimera. Quando lo si supera si entra in un mondo nuovo, un mondo dove le correnti hanno la parte preponderante. Per fare carriera, bisogna necessariamente iscriversi a una delle correnti” dice Palamara.
Una soluzione per tarpare le ali a questo modello c’è, ma non piace ai magistrati. “Da Presidente dell’Anm, quando rappresentavo le correnti, quale era la riforma più temuta? La riforma che non volevamo, la riforma che avrebbe messo in discussione il sistema, è solamente una: il sorteggio. Avrebbe scardinato il sistema correntizio. Se si vuole fare una sfida occorre investire su una nuova classe dirigente anche all’interno della magistratura. Qual è la classe dirigente nuova? Quella che non ha fatto parte di questo sistema. Credo che questo esperimento sia quello che realmente può poi far valutare come termini di paragone il vecchio con il nuovo sistema. Non credo che avendo fatto fuori Luca Palamara adesso saremo tutti più bravi, più buoni e più meritevoli, perché non penso che eliminando solo me si possa poi risolvere il problema di tutti” conclude l’ex-pm.
Lascia un commento