Era il 1993. In Italia i sindaci diventarono finalmente i Primi Cittadini: non più nominati dai partiti ma eletti direttamente dalla comunità locale, per la prima volta dalla nascita della Costituzione italiana. Ed è proprio la «nuova» Costituzione che vorrebbe fare un salto al passato lungo vent’anni. Oggi un sindaco amministra la gente del suo territorio. È a questa gente che deve rispondere ed è ben definito il territorio che deve amministrare. Ora immaginate se il sindaco di Caserta prendesse decisioni per la città di Roma. Se a decidere per Napoli fosse il sindaco di Palermo. È fantapolitica per alcuni. Ma in realtà è l’articolo 57 che ridisegna il Senato:
«I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori».
Questa nuova Costituzione parla chiaro. I Consigli regionali (e non i cittadini) eleggono i sindaci alla carica di senatore. Tale carica dà la possibilità a un sindaco, eletto sulla base dei voti ricevuti da una singola città, di prendere decisioni per l’intera Penisola.
E sì, perché i sindaci senatori possono cambiare la Costituzione, possono decidere le forme di partecipazione dell’Italia all’U E, possono eleggere il Presidente della Repubblica e possono legiferare sugli strumenti di democrazia diretta come i referendum.
Pensate la coerenza politica e celebrale di questa riforma: senatori eletti indirettamente che hanno potere legislativo sugli strumenti di democrazia diretta.
Da una lettura incrociata dell’articolo 57 e dell’articolo 70 (nuova funzione legislativa delle Camere) emerge quindi un’asimmetria fra territorialità elettiva e territorialità decisionale. In altre parole, siamo in presenza di uno sconfinamento del potere decisionale dei senatori, che non ha alcun legame con la loro legittimità elettorale (il sindaco di Torino è stato eletto con i voti dei torinesi, perché deve avere il potere di cambiare la Costituzione?). Oggi votiamo i sindaci per amministrare solo le nostre città.
Domani voteremo sindaci che decideranno le sorti delle nostra città e della nostra nazione, senza alcuna legittimità, se non quella dell’onnipotenza.
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