CASERTA – I miliardi di liquidità annunciati dal Premier Conte nelle ultime conferenze stampa per far fronte alla crisi resteranno purtroppo una chimera: sarebbero molti meno i soldi incassati dallo Stato italiano, ma ha tratto in inganno la terminologia errata.
Non si tratta infatti di nuova liquidità, come ha spiegato Ciro Guerriero a ‘Resta a Casa‘ , ma di debiti temporaneamente sospesi.
Nessun acconto per fare la spesa dunque, nessuna boccata d’aria. Il rinvio dei pagamenti non è mai una brutta notizia, ma in confronto a ciò di cui ci sarebbe bisogno per aiutare il lavoro privato a non collassare e le famiglie a garantirsi il sostentamento, questo è un magro bottino.
Non sarà neppure l’Europa a salvarci: “Il Mes“, spiega Guerriero, “prevede una condizionalità, anche se in molti dicono che questa sia una bufala“.
Anche l’economista Valerio Malvezzi ha commentato a RADIO RADIO.
Gli interessi dietro il Mes
“I 220 miliardi? Purtroppo quel denaro non esiste, raccontano alla gente le loro supercazzole per tenerli buoni in vista del Mes che approveranno in versione “light”.
Ci sono tre battaglie:
- Il Mes;
- Il Decreto Cura Italia;
- Il Decreto Liquidità di cui girano solo poche bozze.
Sul Mes mi accusano di divulgare fake news: spieghiamo bene cos’è.
C’è differenza tra statuto del Mes e Mes stesso, che viene istituito secondo il trattato sul funzionamento della Unione Europea, articolo 136, comma 3: qui si dice chiaramente che la condizione di qualsiasi assistenza finanziaria sarà soggetta ad una rigorosa condizionalità per salvaguardare la zona euro: nota bene, non per dare da mangiare alle persone, o per creare posti di lavoro, ma per salvaguardare la zona euro.
Questo concetto della condizionalità è ribadito nello stesso statuto del Mes, per gli scettici, sta scritto 13 volte in questi articoli. Rispettivamente:
- Articolo 12, comma 1;
- Articolo 13; comma 3;
- Articolo 13, comma 4;
- Articolo 13, comma 7;
- Articolo 14, comma 2;
- Articolo 15, comma 2;
- Articolo 15, comma 3;
- Articolo 16, comma 1;
- Articolo 16, comma 2;
- Articolo 16, comma 3;
- Articolo 17, comma 2;
- Articolo 18, comma 3;
- Articolo 18, comma 4.
In questi articoli si dice inoltre che il prestito, nelle varie forme in cui può essere contratto, viene automaticamente negato o sospeso se solo uno dei tecnici degli stati membri non vota per mantenerlo. Cioè un domani un rappresentante ministeriale di uno stato qualsiasi, come l’Estonia, può ricattare l’Italia.
O si toglie quel trattato e si va a modificare il trattato istitutivo del fatto che venga istituito un eventuale meccanismo di stabilità, che tra l’altro ribadisce gli stessi concetti all’interno, oppure la condizionalità leggera è qualcosa che ci si ritorcerà contro, perché il patto può venir rimandato al mittente tra qualche anno. A quel punto saranno cambiati i governi e come al solito non sarà colpa di nessuno: chi paga? I cittadini, come sempre.
L’inganno del Decreto Liquidità
“Il Governo intende scongiurare con forza questa questa eventualità e ha destinato 5 miliardi, con effetto volano di circa 350 miliardi, per assicurare la necessaria liquidità a famiglie e imprese”, dice il sito web del Ministero dell’Interno.
Un essere normodotato si chiede quindi: com’è possibile moltiplicare pani e pesci senza miracoli o fare i giochi delle tre carte che si fanno sui tavolini, moltiplicando 5 miliardi per 70 volte?
Vi racconto cos’è successo: hanno stanziato 1,73 miliardi per garantire lo spostamento dei fidi e delle rate dei mutui di leasing, che come sappiamo tutti possono essere rinviati fino al 30 settembre. Quindi in sostanza quelli che ci stanno spacciando per 220 miliardi di liquidità in realtà è l’attuale esposizione debitoria delle imprese italiane già in essere sul mondo bancario: non c’è nessuna nuova liquidità di 220 miliardi. I tanto sbandierati 220 miliardi di nuova liquidità non esistono, semplicemente lo Stato dice alle banche di farsi pagare solo gli interessi spalmati su sei mesi, ma alla fine quegli interessi vanno pagati, non c’è nessuna liquidità, sono soldi che le aziende hanno già in cassa e che le banche comunque avranno. Cominciate a togliere 220 miliardi dai 350.
Traduciamo l’ultimo punto: se lo Stato mi dà un assegno per fare la spesa è un conto, quella è nuova liquidità, ma se lo Stato mi dice che mi lascia i finanziamenti per sei mesi e poi vedremo, non mi sta dando nuovi soldi, mi sta garantendo soldi che ho già e su cui poi dovrò anche pagare gli interessi“.
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