di Lorenzo Zito
Ieri, martedì 18 febbraio, si è svolta, presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” a Santa Maria Capua Vetere, la giornata di studi dedicata alla gestione della risorsa idrica in Terra di Lavoro. L’incontro, organizzato dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali, si inserisce all’interno del Laboratorio di Sostenibilità Ambientale e mira a sensibilizzare le nuove generazioni sulla tutela delle risorse idriche e sulla loro gestione sostenibile. L’evento, organizzato dal docente Giovanni Mauro che ha evidenziato il carattere multidisciplinare del progetto, ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra studiosi ed esperti del settore su un tema cruciale per il territorio. Il programma ha previsto diversi interventi che hanno permesso di analizzare le criticità e le opportunità legate alla gestione delle acque, con un approccio che ha intrecciato storia, ambiente e innovazione tecnologica. La giornata si è aperta con l’intervento di Simonetta Conti, che ha illustrato il problema delle acque in Terra di Lavoro attraverso la cartografia storica ricostruendo anche l’interessante percorso territoriale di quella che è oggi la provincia di Caserta. Particolarmente importante l’invito rivolto agli studenti presenti a recarsi nei luoghi studiati per osservare direttamente quello che si era visto, precedentemente, solo sulle mappe. “Il territorio va studiato vedendolo” le parole della docente. Più severo l’intervento di Alfonso De Nardo del Gruppo 183 (associazione Onlus per la difesa del suolo e delle risorse idriche) ha approfondito le contraddizioni storiche nella gestione di questa risorsa essenziale. “La risposta all’inquinamento della terra dei fuochi deve essere sistematica e coordinata” ha dichiarato criticando gli strumenti dei Masterplan adottati dalla Regione (per i Regi Lagni e per il litorale Domizio-Flegreo) e anche la scarsa attenzione al controllo del territorio “Si impiantano telecamere, si alzano in volo droni nel territorio ma poi non c’è nessuno a leggerli”. “Viviamo un periodo in cui l’ambiente non va di moda. Le questioni ambientali danno quasi fastidio. Si considera l’ambiente un fattore poco gradevole. Esso però, ha ricadute economiche e sociali” ha sostenuto Stefano Banini, direttore di CURSA che ha illustrato anche l’avanzamento del Contratto di Fiume del Volturno e della riorganizzazione dell’ambito idrico con il nuovo ruolo dell’ente capofila, la Provincia di Caserta. È stato Pierluigi De Felice, docente associato di Geografia all’Università di Salerno, ad illustrare il progetto “Itinerari turistici alla scoperta delle Acque d’Italia”, che punta alla valorizzazione del patrimonio idrico nazionale attraverso il turismo sostenibile. “Questo progetto – ha raccontato De Felice – nasce come attività di promozione, valorizzazione e sensibilizzazione della risorsa idrica analizzata dal punto di vista culturale. Uno studio che può essere valido e adattarsi anche a Terra di Lavoro”. Massimiliano Rendina, urbanista e assessore al comune di Caserta, ha discusso dell’esperienza compiuta durante il suo dottorato riguardo la città di Capua, l’analisi del suo territorio e la centuriazione, sottolineando che “nessun politico in questi anni, ha fatto in modo di valorizzare l’antico tracciato della Via Appia ancora evidente a Capua in corrispondenza dell’attuale Corso Appio”. Il docente Giovanni Mauro e la dottoranda Noemi Barone hanno presentato il caso del Volturno nell’ambito dell’uso delle immagini satellitari per lo studio delle risorse idriche evidenziando come in base al tipo e alla quantità di inquinamento venisse modificato il colore del mare, metodo utilizzabile con le immagini satellitari che consentono di valutare l’impatto dell’inquinamento del fiume nel Tirreno. Con questo convegno, l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” si conferma un punto di riferimento per la ricerca e la sensibilizzazione sui temi ambientali, promuovendo il dialogo tra esperti e comunità per una gestione più consapevole delle risorse idriche.
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