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L’Aifa ne sa sempre pochissimo dei vaccini che entrano in Italia.

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Ci siamo resi conto che l’Aifa era costretta ad essere evasiva quasi in tutte le risposte perché di questo vaccino ne conosce ancora davvero poco.
Andando più a fondo mi sono reso conto che, sostanzialmente, l’Aifa ne sa sempre pochissimo dei vaccini che entrano in Italia.

Perché esiste in Europa una procedura autorizzativa di tipo comunitario definita di mutuo riconoscimento. Che consente l’estensione di una autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino da uno stato membro che agisce come paese di riferimento, ruolo solitamente ricoperto dalla Germania, a uno o più paesi dell’Unione Europea che agiscono come paesi interessati come, per esempio, l’Italia.

Andiamo adesso agli esempi pratici sui danni che questo meccanismo potrebbe provocare: c’è una ricca corrispondenza tra l’Aifa e Corvelva (Coordinamento regionale e veneto per la libertà delle vaccinazioni) che hanno notificato nel 2018 all’Agenzia del farmaco italiana la presenza di possibili contaminazioni in alcuni specifici vaccini obbligatori e di segnali di composti chimici non identificabili. Contaminazioni che possono costituire un rischio enorme per la salute.

Bene, sapete l’Aifa cosa ha risposto? Che le analisi effettuate nei laboratori da Corvelva non corrispondono a quelle identificate come idonee dalle agenzie regolatorie per l’autorizzazione del farmaco o del vaccino. In pratica stanno dicendo che se tu laboratorio hai notato delle anomalie, non me le puoi segnalare se non utilizzi gli stessi standard di chi utilizza il vaccino. Davvero assurdo.

Corvelva per fortuna si è rivolta alla Procura della Repubblica e pochi giorni fa il giudice si è dichiarato in favore di Corvelva, dichiarando che si ritiene che una risposta solo formale alla denuncia non sia sufficiente a superare le argomentazioni tecnico scientifiche documentate dell’esponente e ha ordinato quindi ulteriori indagini su vaccini.

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