Il 16 marzo 1978, poco dopo le 9, un commando delle Brigate Rosse entra in azione in via Fani, a Roma: blocca le auto del presidente Dc Aldo Moro, uccide i 5 uomini di scorta e portano via Moro su una Fiat 132 blu. Poco dopo rivendicano l’azione con una telefonata all’ Ansa. Il sequestro terminerà 55 giorni dopo, il 9 maggio, con l’uccisione dello statista
Il presidente del movimento Caserta Kest’è Dott. Ciro Guerriero : «in questo ennesimo 16 marzo mi chiedo e chiedo allo Stato di dichiarare se Aldo Moro era o non era vittima del terrorismo. E se non lo fosse, allora di chi sarebbe la vittima sacrificale?».
Anche il legale di Maria Fida, Valerio Vartolo, ha già presentato al Senato l’istanza di applicazione della legge. «È ridicolo – dice la donna – che io debba continuare a chiedere l’applicazione prevista dalla Costituzione di una legge che dovrebbe essere in favore delle vittime e non contro e che da 15 anni il Parlamento non applica. Che ognuno si assuma dunque le proprie responsabilità. Il resto è silenzio».
La figlia del presidente della Dc afferma inoltre di «averne abbastanza delle persone che mi inseguono per dirmi che hanno delle rivelazioni sul caso Moro, ma che non hanno il coraggio di parlarne e vorrebbero essere incoraggiate da me o meglio assolte. Non sono interessata alla ricostruzione storica – aggiunge – ma alla essenza della verità, che sempre ha guidato mio padre nella vita e nella morte. Sono passati 41 anni è tardi per svegliarsi, ma se qualcuno vuole farlo posti le sue scoperte sul web o si rivolga alle agenzie di stampa».
Quando agli ex brigatisti, il «rumore di fondo delle loro voci lamentose è sgradevole quanto inutile» dice Maria Fida Moro. «Se mi fossi meritata l’ergastolo espierei la mia pena senza batter ciglio. Ma come diceva Don Abbondio nei Promessi Sposi, se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. Comunque piaccia o non piaccia i brigatisti non erano super eroi, ma comparse marginali in uno scenario evanescente tutto da ridefinire».
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