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In Italia primato di decessi per antibiotici

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E’ italiano il triste primato di un terzo di tutti i decessi (pari a 10 mila morti) legati all’antibiotico resistenza rispetto al resto d’Europa. E nel 2050 le infezioni batteriche costituiranno la principale causa di decessi. Sono gli allarmi lanciati dal VII Congresso Internazionale AMIT, Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato e presieduto da Marco Tinelli, Tesoriere, e da Massimo Galli, Presidente della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in scena domani e il 15 marzo a Milano.

“Attualmente – afferma Tinelli – qualunque tipo di infezione, dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi, quali polmoniti e sepsi, può essere causato da batteri antibiotico-resistenti. Sembra un paradosso, ma anche una persona che non ha mai preso antibiotici corre il rischio di avere un’infezione da batteri resistenti, soprattutto se si trova in ospedale o nelle altre strutture di assistenza sanitaria. I batteri non conoscono frontiere e le stesse resistenze che si trovano in Europa o negli Stati Uniti si possono evidenziare in villaggi sperduti in Africa ed in America Latina come anche il report dell’OMS dimostra chiaramente”.

I dati 2017 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie Infettive (Ecdc) affermano che, a causa della resistenza dei batteri agli antibiotici, si verificano 671.689 casi di infezioni, a cui sono attribuibili 33.110 decessi. Di queste infezioni il 63% risultano correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria. In Italia, su 9 milioni di ricoveri in ospedale, ogni anno si riscontrano da 450.000 a 700.000 casi di infezioni ospedaliere (circa dal 5-8% di tutti i pazienti ricoverati).

Tra le cause principali dell’antibiotico-resistenza vi è sicuramente la scarsa tendenza a lavarsi frequentemente le mani. Questa – secondo gli esperti – è particolarmente rilevante in Italia, dove l’uso delle soluzioni alcoliche usate come detergenti risulta essere tra i più bassi nella Unione Europea secondo un report dell’ECDC.

Vi è poi la non oculata ed inappropriata gestione degli antibiotici negli animali da allevamento e nel territorio per la prevenzione delle infezioni: il rischio di induzione di resistenze non si esaurisce solo a tale livello, ma coinvolge anche la salute umana poiché le deiezioni degli animali contengono batteri ad alta resistenza che si diffondono nei terreni circostanti gli allevamenti stessi, nelle acque di scolo e quindi nei fiumi e laghi. Inoltre, l’antibiotico-resistenza – sempre secondo gli organizzatori del convegno – è dovuta al trasferimento genico delle resistenze da un battere all’altro e dall’esagerato turn-over dei pazienti nelle strutture sanitarie (ospedali, RSA) dovuto ad una cronica mancanza di posti letto.

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