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Ilaria Salis è una pregiudicata

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Adesso si può dirlo senza timore di essere querelati: Ilaria Salis è una pregiudicata. Quando andrà a prendere il suo posto all’Europarlamento, la Salis vi arriverà accompagnata anche dal documento che tecnicamente viene definito «certificato del casellario giudiziale», e che nella lingua corrente viene chiamato «fedina penale». È il documento che serve a chiunque aspiri a un posto pubblico, e che serve a dimostrare di essere incensurato. In questo caso, il documento dimostra che la Salis incensurata non è.

Attualmente detenuta in Ungheria con l’accusa di aver malmenato due estremisti di destra insieme ad alcuni compagni, la Salis ha guadagnato solidarietà e vicinanza per le immagini in catene nell’aula del tribunale di Budapest. Un’ondata così forte da oscurare i precedenti penali.

Il certificato è stato richiesto dalla Salis il 30 aprile scorso attraverso i suoi legali, al costo di sedici euro, e fa chiarezza su un punto – il curriculum giudiziario della militante antagonista – su cui si è molto discusso fin dal gennaio scorso, quando le sue immagini in catene nell’aula del tribunale di Budapest sollevarono sconcerto e indignazione. Chi in quei giorni citava i precedenti penali, veri o presunti, della maestra milanese veniva accusato dal suo entourage, e in prima fila dal padre, di alimentare la «macchina del fango» ai suoi danni. Al ministro Matteo Salvini, che la indicava come partecipante all’assalto a un gazebo della Lega, papà Salis reagì annunciando querele.

Adesso, a fare chiarezza, arriva il certificato del tribunale milanese. A carico della neo-deputata di Avs risultano due condanne definitive, e entrambe derivano da episodi di cui in queste settimane si è parlato parecchio. La prima «sentenza della Corte d’appello di Milano irrevocabile il 19/5/2019» conferma la condanna emessa nell’ottobre precedente dal tribunale di Milano: reato di invasione di edifici pubblici. La vicenda è relativa alle case popolari al Corvetto occupate dal collettivo anarchico di cui anche la Salis faceva parte, e dove la giovane venne identificata dalla Digos. La donna chiede il rito abbreviato per limitare i danni, la Corte d’appello la condanna a dieci mesi di reclusione contestandole la «recidiva»: infatti già nel maggio 2014 era stata condannata per un reato analogo, e le due condanne si sommano. Pena totale, stabilita nel maggio 2021 dalla Procura: un anno e venti giorni, con la sospensione condizionale.

Nel 2022, arriva un’altra condanna definitiva, anche questa citata nel certificato. L’antagonista viene condannata a sei mesi di carcere per resistenza a pubblico ufficiale, per gli scontri che nel novembre 2014 il suo collettivo ingaggiò con la polizia per impedire lo sgombero degli alloggi al Corvetto.

La Cassazione respinge il suo ricorso, e la condanna di Ilaria diventa «irrevocabile il 3/7/2023», quando la Salis è già da cinque mesi in carcere in Ungheria. Sei mesi dopo, le immagini con i ferri ai polsi la trasformano in un caso politico-mediatico e la avviano sulla strada per Strasburgo.

 

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