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Il solito pandemonio, s’inventano nuove regole che mandano su tutte le furie genitori, nonne e nonni.

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“Incredibile ma vero. Siamo l’unico Paese al mondo in cui, finito lo stato di emergenza, si aggiungono le restrizioni anziché toglierle” La pandemia regredisce, i ricoveri non preoccupano, l’ennesimo pomposo carrozzone lottizzato, ovvero il Comitato Tecnico Scientifico c t s,, che potrebbe anche essere l’acronimo per “Chi Te S’incula”, incaricato di gestire la pandemia dall’inizio di febbraio del 2020: Signore, non perdonarli sia che sapessero sia che non sapessero cosa facevano. Perché mai dai tempi d’Abramo si era vista una tale accozzaglia di burattinai mettere insieme uno simile sfacelo di errori, topiche, cazzate, bugie, cialtronate, bestialità e fuffa assortita,  si congeda con una festicciola.

Proprio così: che tenerezza, Dio, che tenerezza, del resto è sempre la nobile schiatta dei virologi da luna park, quelli che a Natale cantavano “sì-sì-sì, sì-sì-sì, vaccianiamoci”. Chissà che allegria: Locatelli che fa l’imitazione di Hal 9000, Rezza e Palù nel remake di “Una poltrona per due”, tutti coi cappellini e le lingue di Menelik, il gioco della siringa, che è un classico, e i drink a base di Astrazeneca, Pfizer e Moderna. Forse. Perché con certa gente è fondato il sospetto che faccia esattamente il contrario di quanto ha costretto tutti gli altri a fare.

Il Cts ha senza dubbio incarnato un passaggio storico infame, che ha immiserito il Paese: perché veniva da una centrale occulta le sue decisioni piovevano dall’alto, senza alcun controllo o motivazione dimostratasi al di sotto di ogni sospetto, e che sia stata mantenuta da due primi ministri e da un Presidente dal doppio mandato è una aggravante. Fieri e tronfi festeggiano oggi, e sarebbe solo di mandarli all’inferno; ma si sa che le festicciole di fine anno si concludono sempre con la promessa di ritrovarsi a settembre. Macabra promessa, prospettiva che nella normalità della follia ormai nessuno si sente di escludere, ma nel mentre mezzo mondo si butta alle spalle l’epidemia mentre l’Italia no: qui s’inventano nuove regole che mandano su tutte le furie genitori, mamme, papà, nonne e nonni. Il solito pandemonio.

Con l’ultimo decreto legge del 24 marzo del 2022, quello che in teoria doveva far ripartire il Belpaese, si è creata infatti l’ennesima polemica. Parliamo di scuola. Se fino a qualche giorno fa le circolari ministeriali prevedevano che le mascherine in classe dovessero essere indossate in base alla classe (i bimbi dell’infanzia ne erano esentati, dalla primaria in su diventava obbligatoria), adesso si ritorna alla differenziazione per età. A coprirsi naso e bocca dovranno essere tutti i pargoli dai sei anni in su.

Piccolo problema: ci sono dei bimbi che compiono la fatidica età mentre sono ancora all’ultimo anno di asilo, e così si ritrovano ad essere gli unici mascherati in mezzo ad un’intera classe libera dal dispositivo individuale. “È arrivata comunicazione dal ministero – ci spiega Federica, madre di due figli – quindi si ritrovano in classe ad esempio quattro bambini con le mascherine e 15 senza. Anno scorso, quando il Covid era più pesante e c’erano tanti casi, all’infanzia nessuno doveva portare il Dpi. Adesso che siamo tuti vaccinati e il virus colpisce di meno, devono invece indossarli: che cagata pazzesca”.

Le nuove regole del Miur sulle mascherine

In effetti la circolare del ministero dell’Istruzione parla chiaro: all’asilo, in assenza di infetti o fino a tre casi, “solo per i bambini che abbiano superato i sei anni di età è previsto l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo chirurgico”. Mascherina che diventa FFP2 “per dieci giorni dall’ultimo contatto” in caso di quattro casi di positività o più.

Scuole colte di sorpresa

La Faq del Miur sulle regole per le mascherine valide fino al 31 marzo 2022

Ci segnalano una scuola di Corciano, in provincia di Perugia, la direzione scolastica ha chiesto ai genitori dal primo aprile (data di entrata in vigore delle nuove norme) di portare i figli a scuola “con la richiesta mascherina”. Il motivo? “La scuola attualmente non è in grado di provvedere alla fornitura in quanto tutte le mascherine disponibili sono state consegnate alle scuole primarie, le uniche fino a due giorni fa destinatarie di tale provvedimento“. Un errore di valutazione? I bambini allo scoccare dei sei anni avrebbero dovuto indossare il Dpi all’infanzia già dall’inizio dell’anno? No. Il decreto legge del 6 agosto 2021 prevedeva (fino a ieri) l’obbligo per tutti gli alunni “fatta eccezione per i bambini che frequentano i servizi educativi per l’infanzia“. Anche le Faq del ministero dell’Istruzione non mentono: il discrimine era la classe di appartenenza, non l’età. Sintomo che le regole sono effettivamente cambiate solo dal primo aprile. In peggio.

Le nuove misure anti-covid, insomma, anziché migliorare l’esistenza degli italiani, sembrano peggiorarla. Altro che semplificazione. Altro che “normalità”: è ancora un incomprensibile coacervo di regole, regoline, pass, mini green pass e super green pass. “Non capisco questo cambio, fino ad ora i bambini non hanno mai indossato la mascherina a scuola indipendentemente dall’età – ribadisce anche un papà di una scuola di Udine – Ora vogliono costringere quelli che hanno compiuto sei anni ad indossare la mascherina. Neanche una chirurgica, ma una Ffp2, che non sono nemmeno omologate per la loro età”. A Sondrio stesso problema. “È difficile far capire loro che saranno gli unici a indossare il dispositivo in mezzo ai compagni che non lo fanno”, s’infuria una mamma di Corciano. “Cosa c’è di diverso da ieri? Il virus non circola allo stesso modo anche se si sono o meno compiuti questi benedetti 6 anni?”. Sì. Ma ci rendiamo conto, ma provatelo a spiegare a Speranza…

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