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I “kompagnucci” dell’ex canapificio informassero gli immigrati sulla gestione Sprar

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CASERTA – Riteniamo che gli immigrati accorsi per manifestare nella Città di Caserta, non erano  informati dei reali motivi per cui i locali dell’ex canapificio sono sotto sequestro.

Probabilmente, il loro stato di umana necessità circa la ricerca dei minimi mezzi di sostentamento, li avrebbe portati, pur nella reale conoscenza dei motivi di chiusura, a sfilare lo stesso per le vie di Caserta.

Insomma, gli immigrati si sono prestati, consapevoli o ignari, al fianco del sig. Salvatore Buzzi, (ex detenuto per omicidio colposo, uscito nel 1991 e messo in proprio con il fondamento di una prima cooperativa e poi cresciuto, in modo inarrestabile, fino a diventare il re delle cooperative con un fatturato annuale di oltre 50 milioni).

Il potere di tale fondatore ha permesso di sedere al tavolo e trattare, alla pari di un Luciano Poletti, Ministro del Lavoro nel Governo Renzi.

Sempre presente, e invitato, a feste elettorali e cene per fund raising del Pd e di Forza Italia, tanto che un’intercettazione telefonica riportata nella ordinanza, recita “Pago tutti, partiti, politici, giornali… in cambio di un tozzo di pane“.

Queste sono le peculiarità che l’ex canapificio ha dimostrato di avere : una sorprendente vena imprenditoriale ma soprattutto una conformità con le leggi non scritte dell’imprenditoria casertana che potremmo definire l’imprenditoria delle fatture ideali.

In questo caso le potremmo definire “fatture ideologiche”.

Sono queste le pesanti accuse.

Quelle per le quali 7 esponenti di spicco dell’ex canapificio sono stati indagati con un’accusa comicamente craxiana.

In una sorta di nemesi storica, quelli del canapificio sono sospettati di essere dei “mariuoli comuni”, alla Mario Chiesa, insomma, cioè alla maniera di chi, con il suo arresto in flagranza mentre agguantava da un imprenditore  7 milioni di lire, innescò l’uragano di Tangentopoli.

Tutti questi che hanno sfilato sabato pomeriggio, non hanno dato alcun contenuto alla propria manifestazione.

Eppure i pugni chiusi di una volta erano abituati a svolgere lunghe analisi all’interno delle quali venivano trovate anche delle giustificazioni metafisiche alla lotta armata o ad altre forme di espressione rivoluzionaria.

Sembrerebbe che il corteo di oggi non si sia chiuso con un comizio o con qualcosa di parlato che andasse al di là di quegli stanchi e stinti slogan. A noi non risulta.

Pronti a sostenere la causa, qualora fosse una giusta causa, ma solo dopo che i puridispirito dell’ex canapificio avranno risposto ad una dozzina di nostre domande sulle modalità con cui hanno gestito la valanga di quattrini erogati per gli Sprar.

Questo doveva essere fatto secondo noi  durante la manifestazione.

Non è stato ne accennato o fatto, per cui noi non possiamo che parlarne male.

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