“Pino è” tutto, tranne l’accozzaglia che ieri abbiamo visto in diretta su RaiUno.
È difficile capire la logica che ha spinto gli organizzatori a scegliere gli artisti che ieri davanti a quarantamila fan, allo stadio San Paolo di Napoli, hanno massacrato le canzoni di uno dei più grandi artisti italiani.
Cantanti che c’entravano davvero poco, per storia e cultura, con Pino Daniele, presenti su quel palco solo perché appartenenti alla scuderia dell’agenzia di spettacoli Friends & Partners, di Ferdinando Salzano, ex manager del cantautore napoletano e ideatore dell’evento.
Lo stesso discorso vale per quel che riguarda gli autori ma anche la qualità dell’audio e della regia: basta pensare che A me me piace ‘o blues è stata fatta ripetere a Eros Ramazzotti e Jovanotti perché ‘occultata’ dalla pubblicità. Sul palco si sono visti duetti imbarazzanti e inutili come quello di De Gregori che ha cantato Anema e core insieme alla moglie, Alessandra Gobbi.
Canzoni stonate e storpiate sia nella melodia che nella lingua napoletana, mentre i pochi artisti napoletani presenti sono stati relegati a fine serata per dare spazio ai nomi altisonanti della musica italiana. Imbarazzante la retorica messa in scena dagli attori: il fondo si è toccato con Enrico Brignano. Si è salvato Edoardo Leo, l’unico ‘non napoletano’ che ha dato vita a un intervento sensato.
Pino Daniele è uno degli artisti nostrani più difficili da interpretare, questo perché le sue canzoni apparentemente semplici hanno davvero poco a che fare con la tradizione del belcanto italiano.
I suoi brani contengono scale jazz e atmosfere blues e proprio per questo non vanno urlati, ma interpretati da chi lo sa fare. Tra le poche una strepitosa Fiorella Mannoia che in Sulo pe parlà, una perla di pochi secondi, non ha fatto rimpiangere Pino. Bello anche il duetto di Gianna Nannini ed Elisa in Je so’ pazzo, poi la tecnica di Giorgia, l’esperienza e il carisma di Irene Grandi, Teresa De Sio e Paola Turci, la voce di Massimo Ranieri in Cammina cammina e infine la Nuova Compagnia di Canto Popolare che sul finale ha interpretato Donna Cuncetta insieme a Raiz.
Pino Daniele non si è mai sentito veramente un cantante ma sempre un musicista e per questo motivo forse sarebbe stato giusto dare maggiore spazio alle sue band. Sarebbe stato bello sentire qualche sua canzone rivisitata, in versione strumentale, dagli amici di sempre: Tullio De Piscopo, Tony Esposito, James Senese, Agostino Marangolo, Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo. Mancavano Joe Amoruso per problemi di salute e il bassista Rino Zurzolo scomparso un anno fa, ieri ricordati sul palco da Tullio De Piscopo. Ma forse più che ricordare Pino Daniele ieri c’è stata la volontà di realizzare uno spettacolo nazional popolare che potesse andar bene per la tv generalista. D’altronde il bluesman napoletano è stato sia un musicista raffinato che ha scritto poesie in musica, che una popstar capace di scalare classifiche. Ma tutto ciò Pino l’ha fatto sempre mettendo il cuore in ogni sua nota perché come diceva ai suoi concerti: «Io suono la chitarra e canto in napoletano, quindi se qualche cosa non la capite, non fa niente. L’importante è il sentimento», e a parte qualche eccezione/emozione ieri sul palco è mancato soprattutto quello.
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