di Anna De Luca
La nuova moda dello speeddating ( una sorta di nastro trasportatore per cuori solitari) che ultimamente si è impadronita dell’America e , poco dopo Londra e anche qui in Italia. Undici tavoli sono accostati a formare una fila; le ragazze siedono a quello loro destinato e i ragazzi, a turno, si mettono di fronte a loro. Dopo tre minuti suona un campanello gigante, ed è ora di passare avanti, anche se sei nel bel mezzo di una frase. Chi desidera un nuovo incontro, fa una crocetta nell’apposita casella. Se la persona seduta dal lato opposto del tavolo lo desidera anche lei fa una crocetta e il nuovo incontro avrà luogo. In caso contrario, la storia è bell’è finita. Tre minuti sono sufficienti, perché ti fai un’idea di com’è fatta una certa persona e, se non ti va bene, puoi eliminarla. Questo “non ti va bene” implica qualcosa di molto più profondo che in pedagogia viene definito anoressia delle relazioni , ossia l’assenza o ’incapacità di relazionarsi in modo adeguato all’altro . Perché succede questo? Paradossalmente all’immagine di una società in cui l’individuo apparentemente è in simbiosi con tutti e con tutto , in realtà ha un grande vuoto esistenziale , ossia la mancanza di connessione con se stesso , con le sue emozioni. Questo deficit o incompetenza della sfera emotiva lo porta a chiudersi in se stesso , ad avere paura dell’altro , a non confrontarsi . Da qui i “tre minuti” sono più che sufficienti per approcciarsi in modo rapido , indolore all’altro , creare una storia a lungo termine. Oggi viviamo in una società dove la parola d’ordine “ currens” correre freneticamente , instancabilmente verso chi o qualcosa e una volta raggiunta la meta , ci sono sempre altre mete da agguantare ma la corsa è sempre in solitudine. Di tutto quello che facciamo oggi, uomo o donna, non vi è nessuna traccia sul nastro “ della nostra storia”. Manca il senso di ciò che veramente conta del nostro viaggio umano.
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