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Fermare il taglio indiscriminato e la capitozzatura degli alberi in città.

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CASERTA – “Gli interventi che si stanno eseguendo in questi giorni sul patrimonio arboreo cittadino sono azioni inutili e dannose che non hanno nulla a che fare con le buone pratiche di gestione del verde previste dalla moderna arboricoltura”. A dirlo è il Prof. Bruno Di Martino direttore del dipartimento di agraria, nonché dirigente e tecnico di riferimento del Movimento CasertaKestè, che  ha deciso di fare chiarezza sugli interventi definiti di “capitozzatura” degli alberi ultimamente molto in auge nelle città: “Una pratica totalmente sbagliata – la definiscono i componenti del movimento – che riguarda  una tipologia di taglio indiscriminato che interessa indistintamente porzioni di fusto, branche primarie e grossi rami”. A spiegarla nello specifico il Prof Di Martino, che ne evidenzia soprattutto i rischi per la pubblica incolumità: “La capitozzatura, ossia il taglio dei rami sopra il punto di intersezione con il tronco o altro ramo principale, in modo che rimanga solo quest’ultimo o una parte della chioma, dopo una rimozione più o meno drastica, rappresenta la principale minaccia per gli alberi in città riducendone drasticamente le aspettative di vita e trasformandoli in fonti di rischio per la pubblica incolumità in aree ad elevata fruizione. È  bene precisare che le giustificazioni/motivazioni che vengono solitamente avanzate da chi autorizza ed esegue questo tipo di interventi sono totalmente prive di fondamento tecnico –scientifico”.

Ma la costanza annuale con cui vengono eseguiti questi errati interventi a spese dei contribuenti, sottolinenao i componenti di casertakestè, fa temere che questi possano essere interpretati, da parte dell’opinione pubblica, come interventi corretti, vanificando il tenace e capillare sforzo di associazioni ed arboricoltori per la promozione delle buone pratiche arboricolturali presso pubbliche amministrazioni, cittadini e mezzi di informazione.

Caserta Kestè, chiede quindi  all’Amministrazione comunale che siano considerate modalità alternative di gestione del nostro patrimonio arboreo: “La capitozzatura oltre ad essere una pratica costosa che rende incredibilmente più brutte le nostre città, mina fortemente la stabilità del patrimonio arboreo urbano, portando tal volta agli odiatissimi, ma a quel punto inevitabili,  interventi di abbattimento. Inoltre – concludono –  la trasformazione degli alberi in “pali” momentaneamente inerti mette in seria difficoltà la fauna selvatica. Uccelli soprattutto, che  d’inverno continuano ad abitare le nostre città o le scelgono per le temperature più miti e la maggiore disponibilità di cibo ma si ritrovano in un ambiente profondamente modificato che non può più offrire riparo e sicurezza, questo li costringe a spostamenti, all’emarginazione e in molti casi ne provoca la morte”.

Anche l’ Onorevole Nicolò Cuscunà interviene con veemenza :’Non c’è piazza, villa o villetta, spartitraffico, parco e strade cittadine senza i resti tagliati di monconi d’alberi ad alto fusto.

Per difetto e senza impegnarsi a fare la conta, girando per le strade della città e frazioni – corso Trieste a via G.M. Bosco, villetta Padre Pio, parco Primavera di Tuoro, insediamento della 167, parco Cerasola , abetaia del castello del Borgo Medioevale, viale Michelangelo, piazza Pitesti e Cattaneo, via Gemito , Piazza Vanvitelli e chi ne ha più ne metta, si contano decine e centinaia di alberi tagliati.

Taglio indiscriminato, eseguito per le più svariate motivazioni, radici pericolose fuoruscite dal suolo, rami secchi, tronchi marciti e pericolanti, danneggiamenti da piogge e vento, insomma una vera “guerra” contro la coltre verde. Non entriamo nel merito delle scelte dei cultivar a suo tempo effettuate dalle passate amministrazioni, certo è, errori e piantunazioni inopportune, gli alberi ed in verde abbisognano di manutenzioni, di cure costanti ed appropriate. Nel lontano 1980 l’assessore Ciro Esposito, grazie alla legge 285/77, ottenne l’assunzione di oltre 100 tra giardinieri e cantonieri. Erano gli anni dei governi della DC balena bianca allargata a laici liberali, socialisti, repubblicani e socialdemocratici. La città era ordinata, pulita, cresceva armonicamente, sperava e credeva nel Suo futuro.

All’opposizione operavano forze ideologicamente opposte al centrosinistra. PCI e MSI svolgevano opposizione intransigente, qualificata e propositiva senza le “trastule e le connivenze attuali”nostrane. Caserta pulsava di attività culturali e sportive, piccola città di provincia con un Consiglio Comunale espressione di “democrazia partecipata” e riferimento politico per tutti i consessi delle altre città della provincia. Erano gli anni dei piani d’edificazione particolareggiati, dei piani di riempimento e del PGR della città allargata verso le frazioni di periferia. Sorgevano gli edifici come crescevano alberi e siepi. Nella nuova Epoca,non più della “Caserta da bere”, della Caserta in cui si beve e si gozzoviglia, sorgono “castrum asociali dormitorio”, vengono tracciate nuove strade prive di servizi urbani adeguati, non si mettono a dimora alberi e coltri verdi.

Eppure sono in vigore leggi che prevedono, obbligano, i comuni a mettere a dimora alberi almeno uno per ogni bambina/o nato, adottato , ed anche per ogni morto sotto i 50 anni d’età. Legge 113/92 Cossiga, Andreotti Legge 10/2013.

L’obbligo di messa a dimora di alberi anche ai Comuni al di sopra dei 5 mila abitanti. Per i comuni inadempienti dovrebbe intervenire, sostituendosi, il signor Prefetto, campa cavallo che l’erba cresce. In Italia si perdono 8 metri quadrati di verde per ogni secondo trascorso – dati ISPRA- I “comuni virtuosi” provvedono ogni sei mesi per legge, a piantumare gli alberi come previsto. Caserta non solo non è virtuosa, al contrario è impegnata a depauperare le aree verdi esistenti.

Le leggi esistono, sono adeguate, aggiornate e ben fatte come l’obbligo di “rendicontare” al ministero dell’Ambiente le piantumazioni effettuate con la relativa tipologia degli alberi prescelti e i luoghi della messa a dimora. Nei 4 anni trascorsi dall’elezione del sindaco Carlo Marino si perde il conto degli alberi tagliati, non se ne conosce il numero esatto di quanti, quali e dove piantumati.

Tenuto conto delle decine e decine di nascite di bimbi in città – non riferiamo a quelli nati in cliniche ed ospedale provinciale, dovremmo vivere immersi in una foresta verde. Conclusioni : “sindaco pubblichi i dati degli interventi di messa a dimora degli alberi così come previsto dalle vigenti leggi in materia. Ci informi pubblicando le relazioni tecniche con le quali sono state condannati al taglio tutti gli alberi abbattuti durante la Sua sindacatura, oltre a costi e guadagni (?).

Presenti il piano d’intervento semestrale di piantumazione, luoghi e specie arboree, per i nuovi nati dal 1 gennaio 2020”. Attendiamo la Sua conferenza stampa con foto-celebrative , planimetrie e relazion, oltre alle comunicazioni che vorrà fare al competente Ministero.

Lo faccia, eviti di rimanere nella storia di Caserta come l’uomo distruttore del “verde pubblico esistente”, vedi anche palme non curate e fatte morire causa punteruolo rosso in viale Medaglie d’Oro.

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