Il Viminale, su proposta del ministro Matteo Piantedosi, ha sciolto il Comune di Caserta per «infiltrazioni camorristiche» durante l’ultimo Consiglio dei Ministri. La decisione segue la relazione della Commissione d’Accesso – insediata ad agosto dopo un’inchiesta su appalti e infiltrazioni – ed è stata formalizzata ufficialmente nelle scorse ore. Di seguito, uno sguardo critico sulle responsabilità politiche e amministrative che hanno portato al commissariamento dell’ente guidato dal sindaco Carlo Marino.
1. Il quadro normativo e le ragioni dello scioglimento
Secondo la legge italiana, «lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose» avviene quando emerga un condizionamento diretto o indiretto delle cosche sull’attività amministrativa. La procedura prevede l’invio di una Commissione d’Accesso, con poteri ispettivi e di acquisizione documentale, preludio allo scioglimento
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Ad oggi, sono 268 i consigli sciolti per mafia dal 1991.
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La decisione di Caserta si inserisce in una tradizione di provvedimenti che, solo in Campania, hanno colpito 86 comuni
2. La Commissione d’Accesso e il lavoro di Piantedosi
Il ministro Piantedosi aveva annunciato già a inizio aprile che il Viminale stava «lavorando su Caserta» per valutare i risultati dell’accesso ispettivo. Le indagini della Commissione, insediata a fine agosto, hanno analizzato – tra l’altro – gare d’appalto sospette e rapporti tra funzionari comunali e imprenditori legati alle cosche.
Secondo il Corriere, la Commissione d’Accesso ha inviato la propria relazione al Viminale, aprendo la via allo scioglimento formale. Anche Il Fatto Quotidiano confermava l’imminente arrivo della Commissione dopo gli arresti eccellenti del giugno scorso .
3. Le responsabilità del sindaco Carlo Marino
L’amministrazione Marino (PD) è sotto accusa per la mancata prevenzione e per un clima di opacità che ha favorito i condizionamenti camorristici. In particolare:
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Appalti assegnati nei settori Lavori Pubblici e Urbanistica, con indagini su dirigenti e assessori .
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Ritardi e resistenze nel fornire documenti alla Commissione d’Accesso, nonostante richieste formali del Prefetto.
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Dichiarazioni del sindaco che hanno bollato l’azione come «meccanismo a orologeria», negando ogni addebito .
4. Implicazioni politiche e sociali
Lo scioglimento di Caserta, insieme a quello di Aprilia, Badolato e Casabona, segna un segnale duro da parte dello Stato nei confronti delle mafie . Tuttavia, il commissariamento non basta se non accompagnato da:
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Controlli continui sulle amministrazioni future, come auspicato nella proposta di «tutoraggio» dei sindaci sospettati .
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Ripristino della fiducia dei cittadini, oggi delusi dall’inettitudine delle istituzioni locali.
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Rigore nella scelta dei dirigenti e trasparenza totale negli appalti, elementi da tempo trascurati.
5. Conclusione
La crisi amministrativa culminata con lo scioglimento del Comune di Caserta è il risultato di anni di approssimazione e complicità politica. Se da un lato la decisione del Viminale restituisce un po’ di speranza sulla linea dura contro la camorra, dall’altro impone un’ammissione di responsabilità da parte di chi ha governato la città. Il sindaco Marino, anziché negare le ombre emerse, dovrebbe trarre le conseguenze politiche del fallimento gestionale e fare un passo indietro, lasciando spazio a una fase di rigenerazione democratica realmente libera da condizionamenti mafiosi.
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