Sembra sia rientrata sabato sera la rivolta nel carcere di Salerno, mentre oggi la protesta si è spostata a Frosinone, Napoli e – denunciano alcuni sindacati di polizia penitenziaria – Alessandria. Provocando momenti di forte tensione. A Modena, durante la rivolta scoppiata, c’è stata anche una vittima: uno dei detenuti del carcere è morto, sono in corso indagini per capire in quali circostanze è avvenuto il decesso.
Nella casa circondariale di Pavia Torre del Gallo, si apprende in serata, i detenuti hanno rubato le chiavi delle celle, hanno liberato decine carcerati e hanno preso in ostaggio due agenti. Lo si apprende dai sindacati Uilpa e Sappe, che parlano di «devastazione» e riferiscono che i detenuti si stanno picchiando tra di loro. Sarebbero in arrivo da San Vittore e Opera, secondo le stesse fonti, agenti di rinforzo. A Salerno i detenuti sono rientrati nelle celle solo dopo aver causato danni ingenti agli arredamenti e a tutto quello che potevano distruggere nelle celle e nei corridoi. L’interruzione volontaria della rivolta ha scongiurato l’intervento della forza pubblica a ristabilire l’ordine.
Il motivo della protesta, esplicitato in un documento consegnato alla direzione della prigione, è la sospensione dei colloqui «a vista» con i familiari introdotta con il decreto anti-contagio varato dal governo per fare pronte al diffondersi del coronavirus. E per questa stessa ragione, nella giornata di oggi, le rivolte, anche violente, si sono propagate negli altri istituti. A Modena la rivolta è stata particolarmente intensa, sarebbero 530 i detenuti coinvolti, e c’è stata anche una vittima, in circostanze ancora non chiare su cui le autorità hanno avviato un’indagine. Anche in questo caso la protesta è scoppiata per le restrizioni ai colloqui dovute all’emergenza coronavirus. I reclusi del carcere modenese hanno «conquistato» gli spazi comuni arrivando fino alla portineria, provocando l’uscita del personale presente: una ventina tra agenti di custodia (due dei quali leggermente feriti) e personale sanitario. Fuori dall’istituto sono arrivati poliziotti in tenuta antisommossa, vigili del fuoco e le autorità di pubblica sicurezza. Il personale della polizia penitenziaria è rientrato dentro il carcere solo in tarda serata, quando c’erano comunque ancora alcuni detenuti barricati. Lo riferiscono i responsabili del sindacato Sappe: «Si sta valutando – dice il segretario del sindacato Giovanni Battista Durante – come e quando intervenire per ripristinare la legalità, all’interno di un carcere che, da quanto ci viene riferito, è ormai completamente distrutto. Sembra sia stato addirittura incendiato anche l’ufficio matricola, dove sono custoditi i fascicoli dei detenuti». I detenuti ancora barricati nella struttura, fa sapere il Sappe, potrebbero essere in possesso di armi improprie.
A Frosinone un centinaio di detenuti hanno scavalcato alcuni muri interni della prigione – senza quindi evadere, come s’era sospettato in un primo momento – e chiesto di parlare con il garante regionale Stefano Anastasia, che è giunto sul posto.
Mentre nel carcere napoletano di Poggioreale una trentina di detenuti sono saliti sui tetti, inveendo a gran voce contro il provvedimento che limita o sospende i colloqui diretti (sostituiti con quelli via skype o con un maggior numero di telefonate rispetto a quelle consentite), spalleggiati da alcuni parenti che, in strada, hanno bloccato il traffico per propagandare all’esterno la protesta. Tornando a chiedere provvedimenti di amnistia e indulto di cui già da qualche giorno s’è ricominciato a parlare. Anche da parte di alcuni magistrati.
Il blocco dei colloqui, così come quello previsto della concessione dei permessi premio e della possibilità di uscire ogni giorno dal carcere per rientravi la sera per chi è assegnato al lavoro esterno, arriva quando la tensione già alta a causa del sovraffollamento degli istituti: 61.230 reclusi al 29 febbraio 2020, a fronte di 50.951 posti (teorici, perché alcune migliaia sono indisponibili).
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