Bisogna ammettere: nella città di Caserta può succedere di tutto, anche dell’inverosimile!
Ebbene sì, cari lettori, perché ci sembra quasi una barzelletta se non fosse realtà il fatto che la santificazione sanitaria nella nostra città la esegue, niente di meno che la ditta che raccoglie i rifiuti e che, la cosa più importante, non ci risulta abbia questo tipo di attività nel suo oggetto sociale, anche se, mai dire mai!
Per ora, però, possiamo dire con sicurezza che non risulta a noi e non risulta neanche ai consiglieri comunali con cui abbiamo parlato, che sia stata fatta un’indagine di mercato tra le aziende che questo lavoro lo svolgono abitualmente e che hanno un accreditamento a realizzarlo, proveniente dalle autorità sanitarie. Non mettiamo in dubbio che l’Ecocar non l’abbia, anche se in considerazione della natura e del contenuto dell’attività che svolge, ci sembra alquanto paradossale.
Un altro fatto strano è che l’Ecocar è un tuttofare, una specie di multiservizi! Infatti, oltre a sanificare, ad esempio, lo stadio Pinto, è intervenuto anche per portare via le famose pedane di Corso Trieste, che in quel caso, per un’oretta di lavoro il comune ha pagato la bellezza di 5 mila euro.
Ma torniamo al discorso della sanificazione perché vogliamo capire quali siano stati i criteri che hanno portato, riteniamo l’amministrazione comunale, a scegliere quali luoghi sottoporre all’attività di disinfezione e di pulizia sanitaria.
Perché, leggendo la determina a firma di Franco Biondi non si comprende niente. Infatti, vengono compresi anche lo stadio Pinto e le aree dinanzi alle scuole nel novero di non meglio precisati luoghi di aggregazione. Per cui, riteniamo, che oltre al Pinto e all’ingresso delle scuole, l’Ecocar sia intervenuta anche in altre parti della città. Purtroppo, non abbiamo capito in quali parti?! Sarà un nostro problema?
Una cosa però l’abbiamo capita: che per la sanificazione, l’Ecocar ha incassato 8700 euro più iva e ammenicoli, per un totale di 10614 euro.
“Finita” la sanificazione, non ci resta che aspettare la distribuzione dei famosi “Buoni Spesa”, che ci auspichiamo avvenga con criteri giusti nella più totale trasparenza.
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