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Due anni fa ci lasciava il maestro Fausto Mesolella

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CASERTA – Due anni fa moriva Fausto Mesolella, storico chitarrista della Piccola Orchestra Avion Travel.  Casertano, nacque il 17 febbraio 1953, ed è deceduto il 30 marzo 2017 per infarto.

Fausto Mesolella aveva scelto la chitarra per «compagna di vita», da sua stessa definizione, nell’adolescenza: quando nel convitto dove viveva iniziò a trascorrere le ricreazioni solo e sempre suonando.

Poi era stata subito musica vera: il che significò prima band fondate e vissute per crescere (Condor, Coronilla Varia, La prima pagina, i Mediterraneo che incisero persino un lp per il Giappone); poi lavorare in studi di registrazione facendo musica con e per colleghi di genere disparato, sempre senza pregiudizi (lavorò con Augusto Martelli, Umberto Napolitano, Paolo Belli, Mino Reitano, Tricarico, Fiorella Mannoia, Mannarino, Maria Nazionale…); infine arrivarono Avion Travel e successo, di critica come di pubblico, fra un Sanremo vinto nel 2000 e innumerevoli riconoscimenti conferiti dagli addetti ai lavori praticamente a ogni disco del gruppo.

Il maestro Mesolella è stato stroncato da infarto  a Macerata Campania, dove abitava.

Inutili furono i soccorsi chiamati dalla moglie e l’intervento del medico chiamato d’emergenza. Qualche anno prima era già stato colpito da infarto.

Noi di Caserta Kestè lo ricordiamo con il suo ultimo lavoro, con il cd  “Taxidi”, in greco “viaggio”.

Non era da molto che Mesolella aveva deciso di incidere album da solista: il primo uscì nel 2012, dopo ben 35 primavere da musicista, e l’artista casertano l’aveva annunciato dicendo: «Vorrei farmi il piccolo regalo di un disco di chitarra ma anche senza metterlo in vendita, solo a ringraziare tutti quelli che con stima e affetto mi hanno permesso di fare il chitarrista».

Taxidi è un disco necessario per conoscere e non scordare l’anima alta e buona di quel Fausto Mesolella che noi ricordiamo bene a Viareggio, al Festival Teatro Canzone dedicato all’immenso Gaber: accompagnava una collega eppure di tutti gli artisti presenti fu lui, unico senza ombre di divismo, a lasciare segni forti. Stava in disparte, silenzioso, sorridente, abbracciato alla sua chitarra: e quanto pareva stonato nell’ambiente del pop quell’uomo gentile, che però sapeva declinare in note umanità e sensibilità, e fra anima e chitarra di una canzonetta faceva arte.

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