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Dopo i balletti con i “portatori di voti” legati ai clan, arriva la Commissione d’accesso a Caserta

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E’bufera a Caserta per l’invio al Comune – dato per imminente – di una Commissione d’accesso da parte del Ministero dell’Interno per fare luce su eventuali condizionamenti di carattere camorristico sull’azione dell’ente locale guidato dal sindaco Pd Carlo Marino.

“Un atto gravissimo, di barbarie, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città”, commenta a caldo sui social Marino, con un riferimento implicito al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Una reazione smussata in serata, quando il sindaco affida a una nota ufficiale la posizione dell’ente. “Metteremo a disposizione della Commissione d’Accesso tutti gli atti amministrativi prodotti da questa Amministrazione – assicura – che dimostreranno la piena trasparenza del lavoro svolto, compiuto esclusivamente al servizio della comunità casertana e per conseguire il bene comune”.
La decisione del Viminale, non ancora ufficiale ma confermata da fonti della prefettura di Caserta, fa seguito alla bufera giudiziaria che ha travolto il Comune nel giugno scorso, con l’indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere, relativa a un presunto sistema di appalti comunali dati in cambio di voti e altre utilità, che ha coinvolto due assessori, uno dei quali vicesindaco, quattro tra dirigenti e dipendenti comunali, e diversi imprenditori, alcuni ritenuti vicini al clan Belforte.
Marino, che non è indagato, ha prima incassato nelle scorse settimane le dimissioni di tre assessori, poi a fine luglio ha azzerato la giunta sperando di rilanciare l’azione amministrativa. Ora questa doccia fredda, di cui il sindaco dà una lettura politica.
Nella reazione affidata a Facebook, infatti, punta chiaramente l’indice contro “un parlamentare della Lega” (il casertano Giampiero Zinzi, ndr) accusandolo di voler far cadere la Giunta “non con una giusta battaglia politica ma con l’infamità di un marchio” legato alla camorra. Al parlamentare leghista Marino rinfaccia la vicinanza politica negli anni scorsi ai due ex assessori coinvolti nell’indagine, Massimiliano Marzo e Emiliano Casale, quest’ultimo vicesindaco fino a pochi giorni fa. Per Zinzi “la reazione rabbiosa del sindaco Marino alla notizia della nomina della commissione di accesso in Comune, voluta dal Viminale probabilmente a seguito di una serie di inchieste che in questi anni hanno coinvolto la classe dirigente politica e amministrativa del Comune di Caserta, sindaco in testa, è preoccupante. Così come imbarazzante è il vano tentativo di scaricare i suoi vecchi amici”.
Da Forza Italia professione di garantismo. Il presidente della Provincia Giorgio Magliocca auspica che “i giudizi politici si facciano al termine del lavoro della Commissione”.
L’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere il 13 giugno scorso portò alle manette per l’allora assessore comunale ai Lavori Pubblici Marzo, per i dirigenti del Comune di Caserta Franco Biondi e Giovanni Natale, per il dipendente comunale Giuseppe Porfidia, per l’imprenditore Gioacchino Rivetti (tutti poi rimessi in libertà), mentre furono solo indagati il vicesindaco Emiliano Casale, accusato di voto di scambio, e diversi imprenditori; tra gli accusati di essere “portatori di voti” alcuni personaggi legati al clan Belforte di Marcianise.
Per tutti gli indagati è già arrivato qualche giorno fa l’avviso di chiusura indagini dalla Procura, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio.
Lo stesso Marino – estraneo a questa vicenda – è sotto processo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere insieme ad altri ex dirigenti e dipendenti comunali per un’altra vicenda di appalti, scoppiata nel 2021 e condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

All’epoca dei fatti,abbiamo sentito qualcuno dire che, va bè, anche il Papa, avvicinandosi alle balaustre, stringe centinaia e centinaia di mani senza chiedere le generalità a chi lo acclama. Ma il filmato e quella foto che pubblichiamo e che riproponiamo oggi, discrimina il gesto fatto da Marino rispetto ad un qualsiasi contatto che un Pontefice, una rockstar, un politico, un calciatore può avere con i suoi supporters. Perchè una cosa è dare il 5, altra cosa è darlo come contatto di ingresso ad un fraterna stretta di mano lunga diversi secondi, con le braccia entrambe sollevate verticalmente e dunque con la chiara evidenza sul fatto che il sindaco appena rieletto, sapesse benissimo chi aveva di fronte. Si tratta di due gesti: prima il “give me five”, poi la “fraternità” di quella stretta piena di calore e di riconoscenza.

Magari il rieletto, non sapeva che 20 giorni prima Raffaele Capone aveva quasi accoppato a coltellate una persona dopo averla inseguita, ma tutto sommato, anche se qualcuno del suo entourage lo avesse saputo, l’avrebbe trattato come un dettaglio, un qualcosa di esterno all’impegno politico-elettorale profuso dal Capone. Insomma, se era accaduto quello che era accaduto, ciò era stato dovuto al fatto che due soggetti che evidentemente, davanti alla sacra causa della conferma del sindaco uscente non trovavano di meglio da fare che “impostare” oziose questioni nel loft di Santa Rosalia, Raffaele Capone si era appena appena irritato perchè considerava quell’intrusione una distrazione dalla sua attività di nobile proselitismo che proprio in quelle giornate stava esprimendo al massimo regime, in una fase delicatissima di ricerca del consenso purchè fosse, da parte di una allegra brigata di soggetti che si riconoscono nel volto di Raffaele Capone ma anche di altri pregiudicati presenti ai primi festeggiamenti che Carlo Marino ha avuto all’interno del suo comitato elettorale in via G.M. Bosco.

E’ come se un presidente degli Stati Uniti che alle 6, alle 7 del mattino, sicuro della sua vittoria, parla ai supporters del proprio comitato elettorale, avesse in prima fila il figlio di Al Capone, il nipote Sam Giancana e Lucky Luciano. Qualcuno avrebbe sicuramente da pensare o dire qualcosa.

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