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Donne e politica: a che punto siamo con la parità di genere?

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Lo European Parliamentary Research Service (EPRS) ha pubblicato lo scorso marzo un documento riassuntivo sulla presenza delle donne in politica (Women in politics: A global perspective).

In questo report viene fatto il punto della situazione sia a livello globale che su scala europea relativamente alla presenza delle donne nei parlamenti e nei governi nazionali.

La situazione globale: una prospettiva di incremento

Nel rapporto dell’EPRS, utilizzando ricerche delle Nazioni Unite, emerge come a livello mondiale si assista a un incremento della presenza femminile nei parlamenti e nei governi nazionali. Nonostante le donne siano ancora sottorappresentate nelle posizioni di leadership, negli ultimi 20 anni (dal 1998 al 2018) si è passati da 12 a 21 donne nel ruolo di capo di stato o di governo. Inoltre, le donne ricoprono solo il 18% dei ruoli ministeriali a livello mondiale, e sempre in dicasteri legati a determinate sfere, come ambiente, risorse naturali e settori sociali (sanità, istruzione).

Inoltre, l’IPU (Unione Interparlamentare) evidenzia che, ad oggi, 58 donne presiedono una delle Camere dei 192 Parlamenti, di cui 79 bicamerali. In altre parole, nel 2019 solo il 20,9% dei 278 posti in uffici di presidenza è occupato dalle donne.

Donne e politica – presenza di donne nei parlamenti nazionali per area del mondo

Da questo iniziale prospetto mondiale si delinea un’evidente sottorappresentazione delle donne nelle cariche di leadership, nonostante l’incremento osservato.

La situazione nell’UE

Nel dossier delle Nazioni Unite è presente anche un profilo dettagliato della situazione europea. In particolar modo viene illustrato il numero di donne per ciascun Paese membro all’interno del Parlamento Europeo.

Dalla cartina non emerge nulla di inaspettato. Il primato per maggiore presenza femminile in cariche politiche nell’Europarlamento va infatti ai Paesi nordici: in prima posizione troviamo la Svezia (55%), seguita dalla Finlandia (53,8%), e poi a pari merito (50%) da Austria, Francia, Lettonia, Malta, Slovenia e Paesi Bassi. Chiudono la classifica Grecia (23,8%), Romania (21,9%), Slovacchia (15,4%) e Cipro (0%). L’Italia, con 30 europarlamentari donne su 73 (41,1%), si posiziona sopra la media europea.

Donne e politica – presenza di donne nel Parlamento Europeo

Questa la situazione all’interno del Parlamento Europeo, che però ha un numero ridotto di rappresentanti per Stato e che a tratti si discosta dal panorama nazionale dei Paesi membri.

I dati Paese per Paese

Per entrare nei dettagli ci aiuta una ricerca dell’Eurostat, che parte da dati dello European Institute for Gender Equality (EIGE). Da questi ultimi è stata pubblicata una serie storica, dal 2003 al 2019, sulla presenza femminile nei governi e nei parlamenti nazionali di ciascuno dei 28 Paesi dell’Unione Europea (Regno Unito incluso). Da questi dati emerge quanto i parlamenti nazionali, sia quelli mono che quelli bicamerali, si siano evoluti durante questi anni, in seguito a cambi di governo, nuove elezioni o nuove regole in materia di presenza femminile (le cosiddette “quote rosa“).

Donne e politica – donne nei parlamenti dei Paesi UE (2003-2019)

Come si nota dal grafico, la media europea ha subito un incremento: dal 20,5% di presenza femminile nel 2003 si è arrivati al 31,5% nel 2019 (+11%). I Paesi che oggi sono al di sopra di questa media sono 12 su 28: la maggior parte di questi sono, ancora una volta, Paesi nordici (Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio), ma vi sono anche anche altre situazioni interessanti.

Se non stupisce vedere la Svezia in pole position, sorprendono maggiormente i tre seguenti casi appartenenti all’area geografica del Mediterraneo: Portogallo, Francia e Spagna. La situazione di questi tre Paesi è simile sotto molti aspetti, a cominciare dal fatto che negli ultimi 5 anni si sono raggiunte percentuali non troppo lontane dal 50%. In Spagna, dopo le ultime elezioni del 10 novembre, 151 scranni su 350 (ossia il 43,1%) nel Congreso de los Diputados sono occupati da donne: il Paese iberico si è così guadagnato la terza posizione superando Stati come la Danimarca e la Germania. In settima posizione, invece, troviamo la Francia: alle legislative del 2017 più del 36% degli eletti all’Assemblée Nationale sono donne. Un altro caso interessante è quello del Portogallo dove, dal 20,5% del 2003 la presenza femminile è cresciuta in modo costante fino quasi a raddoppiare, toccando il 38% alle elezioni di ottobre scorso.

Una situazione peculiare è quella della Germania. Infatti il Paese di Angela Merkel, una delle poche donne alla guida di un governo europeo (nel 2019 è stata raggiunta da Brigitte Bierlein in Austria, Mette Frederiksen in Danimarca e Sophie Wilmès in Belgio), ha una presenza femminile nei due rami del parlamento (Bundestag e Bundesrat) pari al 31,6%, solo lo 0,1% in più rispetto alla media europea. Oltre a questo, è rilevante considerare che il dato tedesco risulta in calo dopo i livelli superiori al 35% raggiunti nella precedente legislatura (2013-2016).

Se questi esempi confermano il trend positivo, ci sono anche diversi casi che abbassano la media europea. Tra questi si colloca la Croazia, per la quale abbiamo dati solo dal 2007. Se in quell’anno partiva dal 20,9%, e nel 2014 era arrivata al 25,8%, dall’anno successivo la Croazia subisce una battuta di arresto e attualmente ha solo il 19,9% di rappresentanza femminile nelle sue istituzioni politiche nazionali (nonostante dal 2015 il Capo dello Stato sia una donna, Kolinda Grabar-Kitarovic).

In generale, comunque, si assiste ad un trend positivo anche per i Paesi sotto la media, come nel caso della Romania – dove si ha un’impennata dal 12% del 2016 al 19,1% dell’anno successivo. A Cipro dal 2003 l’aumento è stato di oltre 7 punti (dal 10,9% al 18,2%), ma la crescita non è stata lineare. Infine, in fondo alla classifica ci sono Ungheria e Malta: anch’essi sono in crescita, sebbene a piccoli passi, perché dal 2003 ad oggi le presenze al femminile nei loro parlamenti sono aumentate, rispettivamente, del 2,5% e del 5,5%.

La rimonta italiana

L’Italia attualmente si colloca sopra la media, con un +25,6% guadagnato in 16 anni, che costituisce la crescita più forte del periodo considerato (appena davanti al +25,5% della Francia). Partita terzultima con un 10,2%, l’Italia ha avuto un aumento vertiginoso soprattutto con le elezioni del 2013, nelle quali la percentuale di donne elette è aumentata del 10%. Oggi, con il 35,8%, il nostro Paese si trova in nona posizione in Europa, subito dietro Austria, Francia e Portogallo. Stando ai dati di Agi, gli equilibri sono leggermente più bilanciati alla Camera (225 donne su 630 deputati) che al Senato (110 su 320).

Donne e politica – donne nel parlamento italiano (2003-2019)

Dopo le ultime elezioni politiche, il 30 marzo 2018 ONU Italia ha pubblicato il tredicesimo report di analisi “Parità vo cercando 1948-2018. Le donne italiane in settanta anni di elezioni”. Nella prima parte, il documento ripercorre la legislazione sulle donne in politica nel nostro Paese, per poi offrire un prospetto temporale delle donne nel nostro Parlamento. Per ciascuna legislatura sono presi in considerazione tutti i parlamentari, inclusi quelli cessati dal mandato, i relativi sostituti e i senatori a vita.

Donne e politica – donne nel parlamento italiano per legislatura

Come si nota dal grafico, la presenza femminile nel parlamento italiano è senz’ombra di dubbio aumentata. Tuttavia, comparando il dato italiano con il resto dell’UE possiamo sentirci solo parzialmente soddisfatti. La parità di genere in politica, infatti, sembra ancora lontana, soprattutto nelle amministrazioni locali: sono donne solo una presidente di regione su 20 (Donatella Tesei, in Umbria) e meno del 15% dei sindaci, secondo i dati del dossier ONU Italia. Nonostante il nostro Paese non riesca a competere con la Svezia per il primo posto della classifica, comunque, piccoli passi si stanno producendo: l’anno scorso il Senato ha eletto la sua prima presidente donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e tra qualche giorno anche la quinta carica dello Stato potrebbe andare per la prima volta in mano a una donna. Infatti, se sarà rispettata la prassi che vuole al proprio vertice il giudice in carica da più tempo, l’11 dicembre la Corte Costituzionale potrebbe eleggere come presidente la professoressa Marta Cartabia.

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