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Domenica, la prima senza ‘pezzotto’

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È una domanica triste. E’ la prima Domenica senza ‘pezzotto’. E’ una digestione amara per gli orfani della pay-tv a sbafo. Volti e sguardi persi nel vuoto. Un vuoto incolmabile. Era diventata una insana abitudine, un rito, una ragione quasi esistenziale

Oggi il ‘popolo del pezzotto’ è in lutto. Con l’operazione della settimana scorsa delle forze dell’ordine l’abbonamento illegale che consentiva di di guardare partite di calcio e programmi con pochi euro mensili non è più possibile.

E’ giornata nera anzi nerissima. Una domenica bestiale con le partite di calcio di serie A e degli altri campionati in giro per il mondo off limits. C’è chi – quasi 5 milioni d’italiani – usufruivano per 12/20 euro al mese di tutti i canali a pagamento.

Insomma non solo calcio in diretta comprese le coppe ma film, fiction, cartoni, documentari e programmi. La spina è stata tolta e ora il segnale è solo un malinconico ricordo.

Anzi chi prima pensava di essere un vero furbo ora è assalito da paure, timori e qualche pensiero nefasto. Ora chi ha sottoscritto e pagava quell’abbonamento illegale rischia e anche parecchio. Pochi avevano messo in conto le indagini e la possibilità di essere individuati e finire sott’inchiesta.

Gli inquirenti della procura di Napoli e di Eurojust con il supporto della Guardia di Finanza hanno staccato la spina alla diffusissima piattaforma streaming Xstream Codes, in un maxi-blitz messo a segno anche dalla polizia contro le iptv illegali, circa 700mila utenti si trovavano online. Sarebbero 5 milioni i potenziali clienti.

L’indagine diretta dal procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, e coordinata dall’aggiunto, Vincenzo Piscitelli riguarda 25 soggetti, tra cui due greci.

Uno di loro, Christos Papaoikonomu, ritenuto l’inventore e il gestore della piattaforma è stato arrestato a Salonicco dalla guardai di finanza e dalla polizia greca: aveva con sé 110mila euro in contanti. Ritrasmettevano il segnale dei Sky, Dazn, Netflix.

Una fitta rete commerciali, con basi in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, acquisiva illegalmente i pacchetti di contenuti e li rivendeva.

Ora gli inquirenti stanno lavorando pancia a terra per identificare i singoli abbanoti che rischiano pesanti sanzioni e fino a tre anni di reclusione.

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