Sono intervenuti in streamig, accettando l’invito di Ciro Guerriero, Raffaele Cutillo, Donatella Cagnazzo, Paolo Finizio e Maurizio Longo, rispondendo alle domande e alle critiche poste in chat dai tanti connessi.
Dopo un’acceso dibattito, queste le sommarie conclusioni affiorate: “Il logo scelto per rappresentare il brand manca totalmente di ogni riferimento storico-artistico e sembra un vero e proprio plagio in quanto simile se non identico ad altri loghi già esistenti – sottolinea Cecoro che boccia nettamente la scelta operata dalla società di grafica e dalla direzione generale del palazzo reale patrimonio dell’Unesco – Sembra essere stato preso in prestito da quello del celebre campione di tennis Roger Federer o ancora peggio da quello della nota società immobiliare canadese ‘Ricco Colinares’ che utilizza questo marchio da anni”.
“Il marchio che dovrebbe rappresentare un complesso monumentale come quello della Reggia di Caserta, patrimonio dell’Unesco, non può essere pensato come un logo di un privato o di una semplice azienda, dovrebbe, invece, racchiudere in sé riferimenti storico-artistici ma anche territoriali. In questo logo non vi è alcun riferimento stilistico né al palazzo né tantomeno allo spettacolare parco vanvitelliano, la scelta sembra del tutto estranea alla magnificenza della Reggia. Di sicuro più efficace il logo precedente, ovvero lo schizzo planimetrico con il gioco delle quattro corti della Reggia di Caserta, un elemento stilizzato che coglieva a pieno l’essenza di quello che dovrebbe essere un marchio.
https://www.facebook.com/location.thedoctors/videos/2962616413824624/
Era un elemento riconoscibile ed unico. Abbinare un logo a un monumento internazionale è una cosa complessa e per questo avrebbe meritato grande attenzione, il tutto sarebbe dovuto avvenire con procedure e soprattutto competenze in grado di rispettare l’importanza e la responsabilità del caso”, continua il vertice degli architetti di Terra di Lavoro che poi nota: “Non è plausibile che, per un progetto di tale importanza, si sia adoperato lo strumento dell’affidamento diretto che, seppur previsto dal nostro codice degli appalti, perché sotto soglia, appare del tutto inopportuno. Sarebbe stato più appropriato procedere con un concorso internazionale di idee che di sicuro avrebbe avuto una forte partecipazione internazionale; inoltre, il tutto avrebbe generato una grande pubblicità per la nostra provincia nel mercato creativo-culturale globale”
Lascia un commento