Se chiudo gli occhi e penso a Babbo Natale vedo un signore barbuto, canuto, con occhietti vispi, teneri e acquosi. Un abito rosso che sa di ciniglia, di velluto e di pannolenci. Scarponi neri che non fanno rumore, che nascondono passi felpati. Impronte eterne nel cuore e nella memoria di ogni bimbo e poi di ogni uomo. Un’infinita catena di riti, letterine, campanelle, nasi all’insù.
Ma ancor prima di tutto questo mi balza allo sguardo una protuberanza: la sua pancia. Quella pancia che sa di nonno goloso, di banchetti “grassi” perché al Polo Nord fa molto freddo e si ha bisogno di calorie. Quella pancia che rassicura perché imperfezione umana, perché cuscino per le pene. Il mio sguardo però ha acchiappato al volo anche un pensiero farfalla. La pancia mi rimanda immediatamente ai concetti di: attesa, gravidanza, nascita, maternità. Quale simbolo migliore della pancia a rappresentare il dono, l’amore? Cos’ è la pancia femminile se non una cuccia calda in cui germoglia la vita e cresce e si fa strada, mistero d’amore!
Ogni tanto mi piace pensare che Babbo Natale sia un po’ tante cose. Un nonno sì, un nonno con pancia di madre. Che sia la fusione, l’alchimia, il senso profondo del nostro essere qui a festeggiarci e festeggiare il Natale.
Del resto l’Avvento che ci conduce a scartare i suoi regali nella notte in cui nasce il Bambin Gesù che cos’è se non una gravidanza in miniatura? Un nono di gravidanza. 24 giorni in cui il cuore, come un ventre, dovrebbe prepararsi per accogliere. In cui dovrebbe accendere fiammelle dolci per rischiarare i passi, le direzioni. Avvento, dal latino significa “venuta”. Per la fede cristiana, la venuta di Gesù Cristo annunciata da una coda di stella brillantissima, dai Re Magi, dai pastori, dalle genti che accorrono. La manifestazione di una gravidanza misteriosa senza seme. Un seme di luce disceso dal cielo e annunciato da un angelo. Quando invitiamo qualcuno a casa nostra ci piace che la casa sia pulita e in ordine, che emani una bella energia. E all’igiene del cuore, dei pensieri…ci pensiamo mai? Il significato dell’Avvento è proprio questo: preparare il cuore. Spolverarlo. Buttare ciò che non serve e fare spazio per nuove energie. Accendervi dentro candele profumate e sanificanti.
E Babbo Natale in tutto queste, domanderete voi?
Babbo Natale è, secondo me, una specie di ponte umano, simbolico, fiabesco tra il sacro e il profano. È la personificazione della speranza, della fiducia, del sogno possibile. È il cuore che si spreme, che desidera, che ascolta, che crede, che si fida. È una specie di oggetto tranfert, di copertina di Linus, di ciuccio, di biberon con latte caldo. È un personaggio che, come i protagonisti delle fiabe, permette al bambino di costruirsi una coscienza emotiva armoniosa e fiduciosa. Un noto psicanalista, spiegava l’importanza delle fiabe e dei suoi personaggi come strumento di decodificazione della realtà e come stampella che fornisce le chiavi di lettura per superare conflitti e paure. Inoltre è l’icona dell’uguaglianza.
Fino a due anni fa io scomparivo nella pancia di Babbo Natale. Era solo lui l’artefice di tanta magia, di quell’attesa che fa venire l’acquolina e fa palpitare il cuore. Ero una specie di ghost christmas maker. Non volevo togliere ai miei figli l’amicizia di questa figura importante, di questo “nonno” magico vestito di rosso. E’ fondamentale tenere intatto il cassetto della speranza e della gioia bambina, fondamentale poter dire “io credo, io mi fido.” Babbo Natale è un atto di fiducia, di amore senza discriminazioni. Babbo Natale dovrebbe saper azzerare le distanze, è il sogno di tutti, per tutti.
I miei figli non sono più piccoli e sono fin troppo grandi ora. Avevo paura un po di anni fà che qualche loro compagno, più scettico e arrogante, potesse disturbare il loro incanto. Così ho cominciato a prevenire, ho fatto a loro alcuni discorsi.
“Sapete, ci sarà qualcuno che vi prenderà in giro, ci saranno amici che vi diranno ‘ma sei scemo? credi ancora a queste fandonie? Sei proprio una gnocca !’. Ma voi non offendetevi, rideteci su. Non sanno quello che si perdono, non sanno che Babbo Natale non disturba chi non crede, ma soddisfa chi lo aspetta con il cuore spalancato. Ah, un’altra cosa: ci saranno bambini che riceveranno meno o più di voi. Non è una cosa strana: Babbo Natale sa leggere il cuore dei genitori, non violenta i loro desideri, il loro modo di pensare. Per ottenere certe cose…è perché dovete crederci davvero tanto, con tutta l’anima, con le braccia aperte”.
Sono contrario a quei genitori che, come panzer, comunicano ai propri figli (pensando siano già grandi): BABBO NATALE NON ESISTE!, che è come dire “TI HO FREGATO PER DIECI ANNI, ORA BASTA, SEI GRANDE.”
No, non così per favore. Questa è una forma di VIOLENZA lo sapete? È un imbroglio? Una durezza che vi tornerà indietro senza sconto!
Nessun bambino deve accorgersi razionalmente di quel passaggio. Non deve esserci una comunicazione così brusca, cattiva quasi. Tutto deve essere fluido, liscio, naturale, amorevole, dolce.
Io se non ricordo male ho cominciato a 10 anni. Babbo Natale (io) ha scritto loro una lettera…dicendo che ormai sono quasi grandi e che i bambini nel mondo continuano a nascere e sono davvero troppi per le sue sole forze, seppure magiche. Che lui li ha instradati verso il Natale, li ha “svezzati”, condotti, nutriti, che non sparirà mai per loro, ma che passerà il testimone alla mamma (a me), vegliando sul mio lavoro, regalandomi spunti, confidandomi segreti, prestandomi un po’ della sua polverina magica, farcendo la mia mente di idee.
Loro non hanno dubitato minimamente.
Come se, nel fondo del cuore e da sempre, sapessero che Babbo Natale sono io. Che io sono Babbo Natale. Che l’amore è Babbo Natale. Che Babbo Natale è un gesto, una coperta che ti avvolge per 24 giorni e ti rimane dentro per il resto dell’anno.
Che Babbo Natale è una cre-azione: un’azione d’amore creativo. L’azione di chi nasce insieme a Gesù…infinite volte…nel dono d’amore.
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