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Cos’è e Perché è tossica per il nostro organismo la mandragora

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In diversi comuni dell’area flegrea, in Campania, dieci persone sarebbero rimaste intossicate dopo aver consumato mandragora, una solanacea che ha effetti tossici sull’organismo umano, forse confusa con altre verdure commestibili come bietola e spinaci e venduta per errore in un centro agroalimentare. Lo riporta Ansa.it: le persone colpite sono ricoverate all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, una di esse è in prognosi riservata.

Le prime segnalazioni sono arrivate tramite la pagina Facebook dell’associazione a difesa dei professionisti sanitari Nessuno tocchi Ippocrate, direttamente in contatto con operatori del 118. Inizialmente, infatti, si trattava di cinque casi, di cui quattro residenti a Monte di Procida e uno a Quarto, della città metropolitana di Napoli, tutti ricoverati all’ospedale di Pozzuoli; con il passare delle ore, però le intossicazioni sono aumentate. Nel frattempo, l’Asl di Napoli ha allertato i pronto soccorso della zona, qualora dovessero presentarsi altre persone con sintomi da avvelenamento da mandragora (che comprendono disturbi neurologici e gastrointestinali) e ha attivato i tecnici della prevenzione che, insieme a Nas e Carabinieri di Pozzuoli stanno eseguendo ritiri di verdura a scopo precauzionale.

Cos’è la mandragora e cosa causa

La mandragora è una pianta appartenente alla famiglia delle solanacee (la stessa di alcuni ortaggi e tuberi di normale consumo – come pomodori, melanzane e patate – ma anche di piante tossiche come la belladonna), ampiamente distribuita nel Mediterraneo, in Europa centrale e occidentale e nel Nord America. Tra le specie presenti in Italia vi sono la Mandragora officinarum, che, come riporta Treccani.it, si trova nei boschi di latifoglie e fiorisce in primavera, e la Mandragora autumnalis, che invece si trova nei campi o in luoghi incolti e aridi e, come suggerisce il nome, fiorisce in autunno. Si tratta di un’erba perenne con fiori blu pallido, foglie oblunghe, bacche gialle rotonde e una radice spessa, carnosa, spesso biforcuta; mentre quest’ultima ricorda sembianze antropomorfe, le foglie assomigliano a quelle di altre verdure a foglia verde, come la bietola o gli spinaci. La somiglianza con queste ultime si ferma qui, perché tutte le parti della pianta di mandragora sono velenose, in quanto contengono alcaloidi tossici come la scopolamina, l’atropina e la ioscina; questi ultimi sono potenti agenti anticolinergici, che cioè ostacolano o impediscono l’attività di alcuni recettori localizzati nel sistema nervoso centrale e periferico, causando soprattutto effetti psico-neurologici.

Non è la prima volta che si parla di avvelenamenti da mandragora (lo avevamo raccontato anche noi qui): nel corso degli anni sono state raccolte diverse segnalazioni di avvelenamento da consumo accidentale a causa dell’elevata somiglianza con verdure commestibili, da uso improprio come farmaco afrodisiaco, o da consumo da parte di bambini. Secondo un report che ha analizzato l’avvelenamento di 15 persone a causa del consumo di Mandragora autumnalis mescolata a foglie di bietola e spinaci, i sintomi si manifestano generalmente a 1-4 ore dall’ingestione e comprendono, tra quelli che coinvolgono il sistema nervoso periferico, vista offuscata, secchezza della bocca, vertigini, mal di testa, vomito, difficoltà nella deglutizione, dolori addominali e tachicardia; tra i sintomi a carico del sistema nervoso centrale invece vi sono allucinazioni, iperattività, agitazione e deliri. Generalmente gli avvelenamenti da mandragora si curano, in ospedale, con lavanda gastrica e con la somministrazione di fisostigmina, composto che ha effetti opposti a quello degli alcaloidi contenuti nella mandragora.

Dall’antichità alla cultura pop

Come riporta il capitolo dedicato alle erbe allucinogene del Mediterraneo del libro Neuropathology of Drug Addictions and Substance Misuse, le caratteristiche farmacologiche della mandragora sono note fin dall’antichità: la pianta veniva infatti sia utilizzata come allucinogeno, ma anche a scopo lenitivo, analgesico, anestetico e afrodisiaco. Le sue proprietà, insieme al singolare aspetto antropomorfo hanno reso la mandragola protagonista di numerosi miti del folklore popolare, che poi hanno pervaso l’arte e la letteratura, fino ad arrivare alla cultura pop: per esempio, alle presunte proprietà afrodisiache della pianta fa riferimento Niccolò Machiavelli nella sua commedia intitolata proprio La mandragola, mentre il mito – ripreso anche da William Shakespeare – secondo cui sradicando una pianta di mandragora essa emetta un grido fortissimo in grado di condurre alla follia o di uccidere compare anche in Harry Potter.

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