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Comprano i voti come il cocco sulla spiaggia. Voti comprati a Caserta, qual’è la novità? La fame dei politici e l’inerzia della Prefettura, una istituzione che non serve a nulla come dimostra il ‘caso Matacena’

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A Caserta si comprano e vendono i voti. Una novità? Manco per niente. A Caserta e provincia si vendono i voti perchè i suffragi a 20, 30 e 50 euro si vendono un po’ dovunque, a Caserta, a Maddaloni, a Marcianise, ad Aversa. Tutto alla luce del sole e senza che nessuno se ne vergogni o lo nasconda, anzi…
L’indagine della Procura sammaritana sul comune di Caserta rivela che la compravendita dei voti avviene anche quando non ci sarebbe alcuna necessità.
Altra pagina di storia si scriverà tra un anno e mezzo, due anni, anche nella vicina Aversa dove il voto si è consumato l’8 e il 9 di giugno in una versione completamente inedita: per la prima volta gli aversani hanno votato con l’ufficio elettorale presidiato dai Carabinieri con tanto di volante in piazza Municipio. Il problema, anche qui, il voto di scambio che ha favorito le grosse coalizioni che ora si sfidano per il ballottaggio.
Ok, mal comune mezzo gaudio si potrebbe dire. Il problema sono sempre i cittadini, quelli che si svendono la dignità per 20 o 50 euro, o quelli, forse ancor peggiori, che non vanno a votare dicendo che tanto è tutto uguale e non cambierebbe niente: non cambia niente perchè si lascia spazio a chi i voti se li compra. Complimenti a VOI tutti. LEGGERE FINO ALLA FINE
Il quadro complessivo, quindi, è di una realtà sconfortante. Su questa realtà regnano sovrane le istituzioni nazionali che tutto fanno, e fa male scriverlo (e anche solo pensarlo), meno che tutelare le libertà costituzionali. Perfino il diritto più sacro, quello del voto, viene dileggiato e irriso dai compratori di preferenze. Tutto questo avviene alla luce del sole sotto gli occhi della Prefettura che non guarda i voti comprati, non guarda gli appalti spacchettati, non vigila, non interviene, non provvede a nulla che non sia appartenente alla sfera dei consumati riti della prima repubblica (tavoli di concerto, confronti sindacali, manifestazioni pubbliche in favore della legalità).
Si dirà che il Prefetto non è un magistrato e che non deve indagare lui. Amen senz’altro vero ma quanto successo pochi giorni fa ad Aversa merita di restare nella storia di questa provincia desolata. Nella città normanna la candidata della legalità Eugenia D’Angelo (candidata della legalità dunque non ha raccolto neanche i voti necessari per entrare in consiglio comunale e fare l’opposizione al sistema) ha pubblicamente, con tanto di comunicato stampa, denunciato il fatto che il candidato sindaco dei Moderati Francesco Matacena non aveva adempiuto agli obblighi sulla trasparenza. Il signor matacena ha preso il 49% dei voti degli aversani senza pubblicare un programma, un curricula o un casellario suoi o dei suoi 169 candidati. A conclusione del suo comunicato D’Angelo invocava l’intervento del Prefetto (anche perché il commissario prefettizio insediato ad Aversa la pensa come a Matacena in fatto di trasparenza). Ovviamente non è successo nulla e la settimana prossima mister 49% diventerà, probabilmente, sindaco di Aversa. Povera diavola, Eugenia D’Angelo costretta a gridare ‘al lupo, al lupo’ senza nessuno disposta ad ascoltarla.

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