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Come uscire da un matrimonio senza sesso in 5 mosse

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Sesso? No, grazie. Se il matrimonio viene di solito considerato come il giorno più bello della vita, a ben vedere il rischio è che si trasformi nella tomba dell’eros.

Stando a statistiche recenti, infatti, sono sempre più numerose le coppie che si trovano a vivere sotto lo stesso tetto come fratello e sorella.

Basti pensare che negli ultimi dieci anni il numero dei coniugi che vive insieme pur non condividendo più nulla sotto le lenzuola è triplicato.

Secondo l’Associazione matrimonialisti italiani, infatti, attualmente le coppie che non hanno più rapporti sessuali sono circa il 30%.

Mentre, secondo la Corte di cassazione, il 20% delle separazioni è causato dalla mancanza di sesso. Un fenomeno che un tempo coinvolgeva perlopiù le coppie di vecchia data come accade nel film “Il matrimonio che vorrei” in cui Meryl Streep e Tommy Lee Jones ricorrono all’aiuto di un sessuologo per rinverdire gli antichi fasti, ma che oggi si è esteso anche ai coniugi più giovani, al di sotto dei 40 anni, e ai novelli sposi.

I motivi? “Oggi viviamo in una società dove sono presenti grandi quantità di messaggi e di stimoli di tipo sessuale”, spiega la psicologa e sessuologa Maria Teresa Coglitore. “C’è insomma un eccesso su questo fronte che porta a una specie di saturazione con conseguente mancanza di desiderio”.

Va poi fatto un distinguo, prosegue l’esperta, “tra le coppie che davvero vivono ormai solo una relazione amicale e affettiva e le situazioni in cui la passione viene dirottata su esperienze al di fuori della coppia”.

Ovvero, il tradimento, ma anche la frequentazione assidua di siti dov’è possibile vedere film porno. “Una situazione che vale sia per le coppie più avanti negli anni, che per quelle più giovani”.

A far sparire l’eros nel rapporto a due sarebbero però anche i periodi di stress e di preoccupazione “durante i quali si investono le proprie energie altrove.

Una volta terminato il periodo di difficoltà, però, non si riesce più a ritrovare una vita sessuale stabile”.

A far vacillare la complicità di coppia con non poche ripercussioni sul fronte della passione concorrono naturalmente anche la routine che il matrimonio porta con sé, la stanchezza, gli impegni di lavoro, l’arrivo e la gestione dei figli. “Un altro aspetto da sottolineare è la scarsa educazione sessuale degli italiani, che porta a situazioni di conflittualità e tensione verso il sesso, sia da parte degli uomini che delle donne. In queste ultime si manifesta con episodi di vaginismo, mentre negli uomini con ansie da prestazione e difficoltà a rapportarsi con la sessualità”, osserva Fabrizio Quattrini, sessuologo e presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma.

Le coppie bianche C’è poi un 3% di coppie cosiddette “bianche”, quelle che cioè non hanno mai avuto rapporti sessuali, né prima né dopo le nozze o che hanno consumato il matrimonio solo due o tre volte, poi basta.

“Sembra difficile immaginare che due coniugi possano non avere rapporti sessuali, eppure su 30 persone che incontro alla settimana due potrebbero avere questo tipo di problematica”, sottolinea Quattrini.

Un fenomeno determinato perlopiù da motivazioni di carattere ideologico, come ad esempio un’educazione cattolica molto rigida che impone di non avere rapporti sessuali prima del matrimonio, o di continuare ad averne solo a scopo procreativo.

“Molti sperimentano il primo rapporto dopo lo scambio delle fedi, ma senza riuscire a sviluppare in seguito una sessualità matura e appagante”, prosegue Quattrini. Alla base comunque non ci sono solo motivi di carattere religioso.

“Ho visto coppie sposate che sono rimaste senza fare sesso anche per undici anni. Una situazione che spesso nasconde delle difficoltà personali, ad esempio la difficoltà erettiva o di penetrazione da parte dell’uomo, che non vengono risolte con il matrimonio”, aggiunge Coglitore.

Con la situazione che precipita quando nasce il desiderio di un figlio. “Arrivare a una svolta in questi casi è molto difficile, occorre infatti volontà di rimettersi in gioco e di risolvere le proprie insicurezze e paure”, specifica Quattrini.

PRENDERE IN MANO LA RELAZIONE IN 5 MOSSE
. Ovvero, come uscire da un matrimonio senza sesso

1) Riconoscere che il problemaesiste, ed è di entrambi
La prima cosa da fare è non evitarsi, perché “il rischio è quello di allontanarsi, e magari di inciampare in un tradimento”, sottolinea Quattrini. Occorre invece riconoscere che c’è un problema nella coppia e non far passare troppo tempo senza fare sesso. Cercare di capire il perché delle proprie paure e delle proprie resistenze parlandone con il partner, e magari con un esperto per escludere la possibilità che il problema sia dettato da cause di carattere prettamente medico.

2) Desiderare fortemente di uscire dalla situazione di impasse
Un’altra molla importante è il desiderio reale di uscire dalla situazione in cui ci si trova e di completare il proprio rapporto in maniera adulta. “Le coppie più difficili sono infatti quelle che chiedono aiuto perché vogliono un bambino, ma non hanno reale desiderio di incontrarsi fisicamente né sono motivate dal condividere assieme la sessualità”, specifica Coglitore.

3) Essere positivi verso il sesso
Bisogna imparare a coltivare fantasie positive sulla sessualità, “godere del corpo e delle tenerezze provando a spingersi progressivamente un po’ più avanti con dei giochi nuovi”, sottolinea Coglitore. Proprio il ricorso a giochi erotici o sorprendere l’altro con un regalo inaspettato senza aver paura di essere giudicati “può aiutare a rimettersi in gioco, riappropriandosi di una dimensione di intimità che sembrava perduta”, spiega Quattrini.

4) Ritagliarsi dei momenti per la coppia

Per accendere o riaccendere il fuoco della passione grande importanza riveste poi la capacità di prendersi del tempo per sé da condividere solo a due, passare del tempo insieme e coccolarsi, come accade magari durante una vacanza.

5) Affidarsi ai libri
Infine, una grossa mano in questi casi arriva dalla letteratura. “Una buona idea è acquistare un volume scritto da un qualcuno di affidabile per cominciare a documentarsi, capire se il proprio è davvero un ‘problema’ e come è possibile risolverlo”, conclude Coglitore. Acquistare la consapevolezza che la propria situazione non sia un “caso” ma una condizione condivisa, e risolvibile, a volte si rivela essenziale.

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