Caserta – Ci vorrebbe il pernacchio del grande Eduardo ma non uno solo una serie, quando fuoriescono notizie da Castropignano, ovvero dal Comune di Caserta da cui smargiassamente si afferma che si spenderà una barca di soldi per rifare, in pratica, la città, a partire dal sempre dimenticato e bistrattato e popolato rione Acquaviva, che è notorio da sempre servito, per decidere chi far sedere a Piazza vanvitelli.
Il rieletto Carlo Marino, insieme agli adepti Emiliano Casale, Massimiliano Marzo, Mimmo Maietta ci tengono a rendere pubblico che la cifra complessivamente prevista per tutti gli interventi del piano triennale è di un miliardo e duecento milioni di euro, cioè più di 2mila miliardi delle vecchie lire. ( una manovrina integrativa di una legge finanziaria).
Cari lettori, consentitemi di dire che questa è l’ennesima presa in giro, perpetrata ai danni dei casertani, i quali però, almeno per quel che riguarda la maggioranza degli stessi, adorano essere inoculati di stronxxxx, così come ha dimostrato il risultato delle ultime elezioni comunali.
CARI REVISORI, BILANCI E PIANI TRIENNALI DEVONO ESSERE PER LEGGE AUTENTICI E VERITIERI – Ordunque, al diavolo, il “benaltrismo”atteggiamento di chi sorvola su problemi ed elude domande sostenendo che i problemi da affrontare sono ben altri, più gravi. Il punto, mai come in questo caso, è, infatti, un altro: la legge, cioè la grande sconosciuta nella Caserta di Carlo Marino, Franco Biondi, Marcello Iovino, Pippo D’Auria, Pasqualino Vitale, afferma che, in nessuna delle loro parti, i Bilanci di un Comune possano contenere cifre a vanvera.
Al riguardo, solo per carità di patria e perchè onestamente ci sembra superfluo, evitiamo di scaricare in questo articolo le norme contenute nei regolamenti ministeriali che discendono da quelle sancite dalle leggi vigenti, ben puntellati dalla giurisprudenza della corte dei conti.
Il fatto che i bilanci di un comune debbano essere “autentici e veritieri“ rappresenta la stella polare a cui ogni organo di controllo, ogni revisore dei conti di un comune, dovrebbe guardare costantemente. Per cui, al buon Peppino Fattopace, presidente dei revisori del comune di Caserta ci permettiamo di formulare l’ennesimo appello perchè rispetti il contenuto, anzi la ragion d’essere della sua funzione e scriva quello che deve scrivere su questo piano triennale delle opere pubbliche, ripetiamo, parte integrante del bilancio di previsione del comune di Caserta per l’anno 2022.
GLI EURO DEL PNRR SOLO UN’ACCOZZAGLIA DI CARTACEO – Cari lettori, ve lo dico bello papale papale, il PNRR ad oggi è solamente una accozzaglia di fogli sulla scrivania del governo nazionale che poi dovrà trasmetterle all’Unione Europea affinchè questa valuti l’assolvimento della miriade di condizioni richieste in aggiunta a quelle già vagliate e promosse, diversi mesi fa.
Per cui, è nota la procedura che i comuni possono usare per provare ad accedere a questi fondi. Ma non si può, al contrario, riporre alcuna certezza, nè sui tempi di erogazione materiale dei finanziamenti e, diciamocela tutta, con i pasticci che combinano in un ufficio tecnico e che abbiamo “tutti quanti ammirato”, con le ripetute bocciature dei documenti inviati alla Regione per il biodigestore di via Ponteselice, nemmeno se si può mettere la mano sul fuoco sulla semplice ricezione di questi finanziamenti che Carlo Marino sparge, come avrebbe fatto un vecchio zio d’America che torna nella sua patria, elargendo dollari in lungo e in largo.
Ciò, ripetiamo, senza entrare nel merito dei tempi che potrebbero valicare ampiamente lo spazio di un piano triennale rendendo dunque questo documento del tutto inattendibile e per tale motivo sanzionabile da parte del collegio dei revisori dei conti.
Ma il punto, ancora una volta (ritorniamo con questo punto benaltrista), non è neppure questo. Diciamo che Carlo Marino è un ottimista a cui prestare fede, è una persona sincera che dice sempre la verità. Mettiamo, ovviamente.
PIANO TRIENNALE ILLEGALE, ZERO STUDI DI FATTIBILITA’ E LA LEGGE… – Sapete come si redige un piano triennale? Nel senso, conoscete le prescrizioni tassative contenute, in proposito, nella legge? Cominciamo da una norma ad excludendum, nel significato che questa espressione ha quando si parla di politica. Gli articoli 14 comma 1 della legge 109/94, poi modificato dall’articolo 7, comma 1, lettera g, della legge 166 del primo agosto 2002, definiscono i casi in cui i lavori pubblici sono “esclusi dal rispetto delle procedure della programmazione triennale“.
Si tratta di quelli con importo fino a 100.000 euro. Eventualmente qualcuno volesse fare il talentuoso, poi la legge gliela possiamo pubblicare per intera e spiegarla adeguatamente. In poche parole, per ogni lavoro pubblico con importo da 100.000 e un millesimo di euro bisogna attenersi alle procedure che tracciano inderogabilmente la strada della redazione di un piano triennale delle opere pubbliche di un comune.
La norma, sostanzialmente, serve a lasciare un margine di discrezionalità sui piccoli interventi alle amministrazioni comunali, garantendo loro la possibilità di non inserirli nel piano triennale, nel quale ci si sta, al contrario, solo e in una sola maniera.
L’articolo 11, comma 2 del regolamento ministeriale prevede l’obbligo di redazione dei piani di fattibilità che rappresentano dunque condizione necessaria per garantire la regolarità di un elenco di interventi rispetto ai quali la legge stabilisce anche un ordine di priorità che adesso non stiamo qui a declinare, per non allungare eccessivamente un articolo già lungo ed impegnativo.
Cos’è uno studio di fattibilità? E’ una relazione che deve indicare “le caratteristiche tecniche e funzionali dell’opera, i suoi presumibili costi di realizzazione e di gestione, il suo impatto paesaggistico, i suoi benefici socio-economici, ambientali o di altra natura e, essenzialmente, un primo giudizio di massima sull’assenza di ostacoli di ordine tecnico ed amministrativo alla eseguibilità dell’opera.”
Questo lo dice la legge, e sempre la legge afferma testualmente: “Tale secondo momento procedurale, di competenza diretta del responsabile del procedimento, ha valenza concreta assolutamente primaria”
Eh già, la legge, questa maledetta legge che a Caserta è totalmente inattiva, stabilisce queste procedure in quanto asseconda una ratio evidente: per stare dentro a un piano triennale delle opere pubbliche, i lavori devono essere eseguibili. E non basta, quindi, la semplice intenzione patrimonio espressivo dei manifesti della propaganda politico-elettorale, men che meno basta citare genericamente strumenti di finanziamento possibili, eventuali, ma non ancora definiti nello spazio e nel tempo. Ma soprattutto ognuno degli interventi superiori ai 100.000 euro deve essere dotato di uno studio di fattibilità che comprende, per legge, ripetiamo, per legge, tutte quelle cose appena scritte.
I PIANI TRIENNALI DI BOLOGNA, ROMA E NAPOLI SMASCHERANO LA TRUFFA DI QUELLO DI CASERTA – In calce a questo articolo, produciamo un documento che attesta il fatto che il comune di Bologna che amministra la settima città d’Italia per popolazione, poco meno di 400.000 abitanti. Ma soprattutto Bologna è Bologna e avrebbe detto Emilio Fede ‘Che figura di m….‘
Ora, è mai possibile che Bologna presenta un piano triennale delle opere pubbliche di 200 milioni e passa di euro e Caserta, che di abitanti ne fa poco più di 75mila, sfoggia un piano da un miliardo e 210 milioni di euro? Pensate un pò, che solamente gli interventi inseriti per Casertavecchia e le aree collinari, che servono a far smargiassare l’architetto Mimmo Maietta, super votato in quella zona, sono pari a tutto il piano triennale della città di Bologna, manco se a Casertavecchia dovessero costruire una sorta di Edenlandia borbonica.
Ma c’è sempre il PNRR! Eh già, il PNRR ci sta solo a Caserta. Questi soldi li prende solo Carlo Marino e nessun altro comune d’Italia.
Perchè a Bologna non lo sanno che c’è il PNRR? Nonostante questo, attenendosi scrupolosamente alla legge, perchè quelle sono persone serie, hanno scritto nel piano ciò che ritengono di poter fare realmente alla luce dei piani di fattibilità che hanno allegato al documento triennale delle opere pubbliche.
Studi di fattibilità che nel piano triennale di Caserta mancano totalmente essendo, il medesimo, un marasma di righe confuse, una successiva all’altra, indegne di un ufficio tecnico che si rispetti e che non sarebbero buone neanche per fare un manifesto-spot per tenere buoni i vari Antonucci, il già citato Maietta eccetera, che così potranno prendere in giro meglio quelli che li hanno votati, rispettivamente al rione Acquaviva e nelle frazioni montane.
Ma vi diciamo di più. Tra i comuni esclusi dalla fruizione dei fondi del PNRR c’è anche quello di Roma e non solo. Il piano triennale delle opere pubbliche della capitale, relativo all’anno 2022, è, infatti di 600 milioni di euro, pari alla metà di quello dichiarato dal comune di Caserta. Niente PNRR neppure per Napoli che si attesta ad una cifra ben inferiore alla metà di quella di Caserta.
Sappiamo bene che chiudere questo articolo affermando che tutto ciò rappresenti una vergogna, è totalmente inutile. Ma noi, come abbiamo sempre detto, mica scriviamo con un’intenzione politica. Per noi Carlo Marino, questo format di sindaco, che si potrebbe chiamare anche Piripì Failpulcino o Campacavallo (sarebbe esattamente la stessa cosa), dovrebbe cadere solo per fare il bene dei suoi concittadini.
Testimonieremo sempre e comunque questa nostra idea, poggiandola su articoli lunghi e forse anche pallosi come questo. Che devono essere però lunghi e pesante perchè nessuno possa mai sostenere che noi non abbiamo portato avanti le nostre idee, le nostre tesi, svolgendo uno sforzo di analisi documentale e legislativo.
Visto quello che è successo nell’urna, nello scorso mese di ottobre, scriverlo non servirebbe a nulla se uno perseguisse obiettivi politici e legasse i suoi scritti ad un intento tendenzioso. Ma siccome noi, come detto, non li inseguiamo, lo scriviamo ancora una volta e diciamo: Caserta Kest’è !!!
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