Cos’è il cannabidiolo e cosa c’è da sapere sullo status legale di questa sostanza ancora così controversa
La normativa italiana sul CBD è stata al centro di un acceso dibattito negli ultimi anni, con posizioni contrastanti spesso causa di accesi scontri e polemiche.
Il dibattito è caratterizzato dalla netta contrapposizione tra chi spinge per una maggiore apertura verso il consumo di prodotti a base di cannabidiolo e chi, invece, considera questa sostanza come un grave pericolo per la salute pubblica, al punto da desiderarne la scomparsa totale dal mercato italiano.
Il peggio è che lo status legale del CBD nel nostro Paese non è per niente chiaro e va da sé che, all’interno di un contesto di incertezza, ci sono ben poche possibilità di estinguere le polemiche e di trovare un punto di incontro. E questo va a sfavore di tutti quei consumatori interessati all’acquisto di prodotti del settore come l’hashish CBD legale di Justbob, tra i più noti rivenditori di cannabis light in Italia.
In attesa di un intervento risolutore e chiarificatore in merito, che ci auguriamo arrivi in breve tempo, abbiamo deciso di dedicare il seguente articolo a un approfondimento sulla normativa italiana sul CBD, partendo però con un piccolo riassunto delle caratteristiche principali di questa molecola per i lettori meno avvezzi all’argomento.
CBD: un fitocannabinoide con potenziali applicazioni terapeutiche
Il CBD (acronimo di cannabidiolo) è una sostanza chimica che si trova nella cannabis e nella canapa. Rappresenta uno dei 142 fitocannabinoidi identificati in queste piante, e possiede diverse proprietà che, in base a recenti studi scientifici, potrebbero avere potenziali applicazioni terapeutiche.
In particolare, alcune ricerche sembrano sottolineare come il CBD possa essere sfruttato per alleviare i sintomi legati a condizioni come l’ansia, lo stress, l’insonnia e il dolore cronico, ma è difficile stabilire se si tratti di evidenze certe o di prove che necessitano ulteriori esami per essere corroborate.
Ad ogni modo, quello che è certo è che il cannabidiolo è in grado di interagire con il sistema endocannabinoide formato da una serie di recettori nervosi (tra i quali i CB1 e i CB2) che regolano diverse funzioni fisiologiche e psicologiche, tra le quali, per l’appunto, il sonno, la risposta allo stress e quella al dolore.
Pertanto è assolutamente possibile che le proprietà accennate poc’anzi siano reali e che, in un futuro non troppo lontano, le normative internazionali in materia sdoganino completamente il suo uso medico, specialmente dal momento in cui di recente le stesse Nazioni Unite hanno riconosciuto le potenziali proprietà terapeutiche della cannabis.
Ma adesso andiamo ad esaminare più da vicino lo status legale del CBD in Italia approfondendo in particolare la norma che ha permesso la commercializzazione della canapa legale.
Legge n. 242/2016 e consumo dei prodotti derivati dalla canapa industriale: limiti e vuoti normativi
La legge n. 242 del 2016 sulla canapa industriale è una normativa che ha lo scopo di promuovere la coltivazione e la filiera agroindustriale della Cannabis sativa L., una pianta che può avere benefici effetti sull’ambiente, sul suolo e sulla biodiversità.
La norma stabilisce che può essere coltivata solo per la produzione di fibre o per altri usi diversi da quello farmaceutico, con sementi certificate e secondo le indicazioni del Ministero delle politiche alimentari, agricole e forestali. Sono previste anche misure di sostegno economico e fiscale per gli operatori della filiera, nonché disposizioni per il controllo della qualità e della sicurezza dei prodotti derivati dalla canapa.
Tale legge non specifica nulla invece riguardo eventuali modalità di consumo dei prodotti suddetti, ma si limita a vietarne la commercializzazione in presenza di sostanze psicoattive, motivo per il quale gli esemplari che possono essere coltivati sono solo quelli con un contenuto di THC (la molecola psicoattiva della cannabis) inferiore allo 0,6%. Inoltre, il tenore massimo di tetraidrocannabinolo presente negli articoli a base di canapa light non può mai superare lo 0,5%.
A causa di questo buco normativo che non disciplina in alcun modo le eventuali modalità di consumo dei prodotti a base di CBD, attualmente in Italia possono essere acquistati solo per uso collezionistico o, per alcuni di essi come ad esempio l’olio di cannabidiolo, come profumatori per ambienti.
In conclusione
Secondo la ricerca medica il CBD sembrerebbe essere una sostanza con potenziali benefici per la salute umana, ma in Italia il legislatore non ha ancora provveduto a normarlo con precisione e questa sostanza si trova attualmente intrappolata in una zona d’ombra legale che, di fatto, ne impedisce l’acquisto a eccezione degli usi citati nell’articolo.
A causa di tutto ciò, nel nostro Paese permane una situazione di forte incertezza che da un lato mette in difficoltà i consumatori interessati ai prodotti introdotti sul mercato a partire dalla promulgazione della legge 242/2016, e dall’altro alimenta le polemiche che da troppi anni ormai nascono intorno al tema “cannabis”.
Ci auguriamo che in futuro il legislatore prenda di più in considerazione la crescente evidenza scientifica sulle proprietà del cannabidiolo e le tendenze di Paesi e organizzazioni internazionali che, nella maggior parte dei casi, sembrano andare in direzione di un’apertura sempre maggiore nei confronti del CBD, nella prospettiva di arrivare a una soluzione equa e ragionevole per tutti gli interessati, nessuno escluso.
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