CASERTA – Un pò di anni fa esattamente dodici anni fa, si vociferava di un concorso-macchietta, bandito dal nostro Comune, ai tempi guidato dal sindaco Nicodemo Petteruti e che andava, fatto più unico che raro negli enti pubblici di questa provincia, a valorizzare una delle leggi meno valorizzate d’Italia: la 150 del giugno 2000. Quel concorso, a cui parteciparono decine di giornalisti arrivati da ogni parte della regione, in verità anche da fuori regione, aveva già un vincitore già predestinato. Il nome era quello di Alessandro Carcaterra, di cui non erano neppure note attività ufficiali o abusive nell’ambito dei giornali casertani, come denuncia il giornalista Guarino, e che sarebbe diventato il nuovo addetto stampa del Comune capoluogo con contratto a tempo indeterminato, ai sensi della legge 150 del 2000, in quanto pienamente inserito in un meccanismo di potere, che partiva dall’amministrazione provinciale, già in pratica defunta, con la “fuga” a Lourdes del presidente De Franciscis e arrivava fino al Comune, conquistato nel 2006 dallo stesso De Franciscis attraverso il citato Petteruti, passando per l’ufficio stampa dell’allora ente di corso Trieste, monopolizzato da un giornalista che non era addetto stampa, bensì portavoce il quale, avendo lui degli impegni che lo portavano a spendere ore di lavoro in un giornale regionale, utilizzava dei giovani collaboratori con qualche esperienza giornalistica (vedi Iuliano, che poi lasciò il Mattino per andare a curare l’ufficio stampa del Consorzio della mozzarella dop). Di questo ‘cerchio magico’ faceva parte anche Alessandro Carcaterra, le cui necessità furono positivamente riscontrate da quel che rimaneva del potere di Sandro De Franciscis, cioè dall’amministrazione comunale di Petteruti che, comunque, di lì a pochi mesi, sarebbe caduta definitivamente per effetto delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri.
Mentre gli altri girano, ruotano, si trasformano, noi siamo sempre qui fermi, granitici, a prendere querele per poi vincerle. Oggi nonostante non abbia mai mostrato simpatia per noi, Carcaterra,oggi, diventa un soggetto da difendere.
Noi non sappiamo cosa farà Alessandro Carcaterra, visto e considerato che era ed è senz’altro una brava persona, ma che, non avendo fatto realmente il giornalista, potrebbe non essere percorso dal sacro fuoco dell’orgoglio professionale e quindi, addivenire ad un accomodamento con l’amministrazione comunale che l’ha mandato in esilio, manco a dirlo qualche giorno dopo l’inizio di un periodo di congedo parentale. Ma se Carcaterra vorrà fare una battaglia legale, l’Ordine dei giornalisti, a partire da quello della Campania, non potrà non sostenerlo, perché, in caso contrario, contraddirebbe se stesso dato che, se al tempo, ha fatto una crociata per sottolineare la differenza tra un addetto stampa, assunto per concorso, e un portavoce arruolato con chiamata diretta, figuriamoci cosa dovrebbe fare oggi nel momento in cui la figura peculiarmente specializzata dell’addetto stampa di un Comune, assunto come tale, ripetiamo a tempo indeterminato ai sensi della legge 150, precisamente articolo 9, venga messo all’improvviso a fare l’impiegato dell’Anagrafe, come emerge dal citato ordine di servizio il cui testo, per carità di Patria, non pubblichiamo per quanta trasandatezza, ignoranza e totale assenza di cognizione di causa trasudi dai propri contenuti.
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