Ancora dei figli dello Stato che, nell’esercizio del proprio dovere, sono stati strappati dall’amore dei propri cari.
La tragedia si è verificata in mattinata quando la pattuglia con a bordo il maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro ed il 23enne Pasquale Casertano ha fermato un uomo che ha estratto una pistola ed aperto il fuoco contro i carabinieri.
Trasportato al Pronto Soccorso il vicecomandante Di Gennaro è deceduto per le gravissime lesioni riportate, mentre il collega Casertano è stato trasportato presso l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.
Per l’omicidio è stato fermato un uomo di 66 anni con precedenti per reati legati alle sostanze stupefacenti.
L’uomo si sarebbe avvicinato a piedi all’auto dei militari dell’Arma per poi fare fuoco con una pistola calibro 9. Questa, secondo indiscrezioni, la dinamica dell’accaduto. L’altro carabiniere, originario di Caserta è stato ferito a un braccio, è in condizioni che non destano preoccupazione.
Il 66enne è stato bloccato da altri carabinieri mentre tentava la fuga e immobilizzato per poi essere condotto in caserma dai militari della Stazione di Cagnano Varano e della Compagnia di Vico del Gargano. L’uomo nei giorni scorsi ersa stato oggetto di una perquisizione ed era stato trovato in possesso di droga. “Ve la farò pagare, vi sparo”, avrebbe detto il pregiudicato minacciando i carabinieri. Possibile quindi una ritorsione come movente dell’azione omicida.
“Siamo costernati” – dice la Dott.ssa Daniela Petrache coordinatrice di Caserta Kest’è GIOVANI – “da tale abbrutimento della società garganica, costretta a subire uno svilimento di valori da parte dei pochi. Oggi lo Stato ha perso perché un tale individuo, già con precedenti penali, è stato messo nella possibilità di aprire il fuoco con la propria arma, detenuta presumibilmente illegalmente, nei confronti di due servitori dello Stato. È un atto che eviscera in sé violenza criminale nei confronti di tutta una comunità, che adesso è chiamata a chiedersi il perché di tale gesto”.
Il presidente di CKè, il Dott. Ciro Guerriero: “In questi mesi sono stato molte volte sul Gargano a parlare di legalità e criminalità e la sensazione che ho sempre avuto è stata lo stretto nesso di correlazione con la ‘ndrangheta calabrese, in scala ridotta. Interi paesi imbavagliati, con sedi comunali sciolte per infiltrazioni mafiose e bovini che pascolano ovunque, anche nei paesi, indisturbati, quasi a ricordare le sacre vacche della locride. Vincenzo è un’altra vittima tra i militari che ottemperano al loro giuramento e svolgono il loro dovere per la tutela della legalità a favore della sicurezza dei cittadini.
Oggi, ci stringiamo alle famiglie delle vittime promettendo loro immortalità negli incontri affinché la loro vita non sia stata sacrificata inutilmente, perché conosciamo tutti una realtà ben diversa”.
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