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Caos Procure, Palamara fa rivelazioni choc a Le Iene: “Nomine della magistratura frutto di spartizioni”

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“Le nomine in magistratura sono frutto di spartizioni e di accordi. Chi non appartiene a una corrente è sicuramente penalizzato”. A fare queste dichiarazioni è Luca Palamara, l’ex magistrato appena radiato dal Csm con l’accusa di avere pilotato alcune nomine di giudici in cambio di favori e insabbiamenti.
Luca Palamara non è un pm qualunque, perché in 23 anni di carriera ha rivestito posizioni di rilievo: ex consigliere del Csm (Consiglio superiore della magistratura, ndr), l’organo di autogoverno della magistratura, ex presidente di Anm (Associazione nazionale magistrati, ndr), l’associazione nazionale cui aderisce circa il 90% dei magistrati italiani, e capo di Unicost, la corrente di centro dei magistrati italiani.
Palamara parla della nomina del vicepresidente del Csm David Ermini, finita al centro delle polemiche, e conferma che sarebbe stata frutto di un accordo politico siglato con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri, e anche altri esponenti di partiti, come il Movimento Cinque Stelle e Forza Italia.
E a proposito della nomina di Ermini, lei è fuori dalla magistratura per aver tentato di condizionare la nomina a procuratore capo di Roma ma non è stato punito per aver di fatto stabilito chi doveva fare il vicepresidente del Csm, ho capito bene?
Sì, esattamente. Sì è scelto di individuare in me colui il quale poteva essere considerato il deus ex machina. In questo momento  pago per tutti ma la mia intenzione è di non farlo, non pagare per tutti”.
E infine Palamara risponde anche a una domanda sul tema della politicizzazione della magistratura, su cui tanto si è battuto Silvio Berlusconi: “Quando Berlusconi vi accusava di essere politicizzati diceva una ca**ata come gli abbiamo sempre rinfacciato noi giornalisti?”
Bisogna svolgere un serio momento di riflessione sulla storia politico giudiziaria del paese, per valutare in che modo le nomine e determinati processi abbiano poi influito. E’ chiaro poi che il tema dell’uso politico della giustizia è un tema presente anche nel dibattito interno alla magistratura.
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