Le ragazze italiane hanno vinto meritatamente contro le russe.
Strabiliante vittoria per la nazionale di volley sorde, a Cagliari, finita con 3-0 che è valsa alla squadra il campionato europeo. Per i sordi la lingua dei segni è fondamentale, ma quando si è in squadra e si gioca per vincere quello che alla fine conta davvero è l’empatia, la forza e la capacità di entrare in azione.
Nel volley, quando si gioca una partita, la comunicazione è tutto. A loro bastava un segno, una leggera mimica per ciascuna azione, a volte persino uno sguardo per essere immediatamente comprese dalle compagne su quello che si doveva fare nell’azione successiva, in un timing stringente, potente, fondamentale per ottenere un punto, o chiudere trionfalmente un’azione.
I primo set si è chiuso 11-7 per la nazionale italiana, il secondo 19-24 e con il terzo hanno portato a casa la vittoria. L’oro.
L’allenatrice, Alessandra Campedelli, nella vita insegnante di sostegno è l’unica udente della squadra nazionale e, a Cagliari, oggi pomeriggio, non ha smesso di spronarle e dare loro consigli. La Russia è stata un osso duro.
Le pallavoliste sorde sono una squadra eterogenea e molto compatta. L’anno scorso una delle pallavoliste, Ilaria Galbusera, 30 anni, è stata premiata da Mattarella con l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il suo impegno a favore dell’integrazione delle persone sorde. Nella vita di ogni giorno lavora in banca e nel tempo libero, oltre agli allenamenti, aiuta un gruppo di bambini non udenti ad integrarsi.
Un’altra bella figura nella squadra è Elena Imperiale. Nella vita fa l’ingegnere informatico. Viene da Taranto e a Milano ha scoperto l’esistenza del movimento sportivo sordi. Poi c’è Alice Tomat, che è la schiacciatrice ed è laureata in architettura e poi Aurora Cristelli, la più piccola, visto che ha solo 19 anni e va ancora all’università.
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