CASERTA -È denso di tanti «non ricordo» l’interrogatorio del 15 gennaio scorso di Fabio Cagnazzo che fa anche un preambolo: «Quando parlo di linee
generali intendo dire che posso avere inesattamente dichiarato qualche circostanza temporale, con particolare riferimento agli orari».
Una cosa, però, l’ufficiale dei carabinieri arrestato per l’omicidio di Angelo Vassallo la ricorda: aveva riferito agli inquirenti di aver acquisito le immagini delle telecamere di un negozio di Acciaroli, quelle che gli servirono – secondo l’impianto accusatorio della Procura – per dirottare le indagini sul «brasiliano», un giovane pusher locale, all’anagrafe Bruno Humberto Damiani. Eppure l’unico dettaglio che Cagnazzo ricorda viene smentito categoricamente dal magistrato Rosa Volpe, oggi procuratore generale di Salerno, all’epoca dei fatti titolare per l’Antimafia del fascicolo sul delitto di Pollica, e anche dal procuratore capo dell’epoca Franco Rober
Un particolare decisivo, quello dell’acquisizione delle immagini da un negozio di telefonia di Acciaroli, perché – secondo gli inquirenti – il video sarebbe stato manomesso e orientato per incastrare un piccolo pusher della zona.
Un depistaggio, per la Procura di Salerno. Difeso dalla nota penalista napoletana Ilaria Criscuolo, Cagnazzo lo scorso 15 gennaio disse: «Posso dire che informammo la Procura di Salerno, mi pare nella persona della dottoressa Volpe, della circostanza che ci accingevamo ad apprendere l’impianto di videosorveglianza, senza ricevere in verità specifiche obiezioni». E in un messaggio del 2018 a un collega, Cagnazzo scrisse:«Mi fanno solo male queste assurdità del c… La dottoressa Volpe si dimentica che avvisai lei per prima quando presi il video dopo i funerali del sindaco al fine di preservarne le immagini».
Un punto sul quale la procuratrice Volpe, sentita lo scorso marzo dalla Procura di Salerno, non ha dubbi: «Escludo che il tenente colonnello Fabio Cagnazzo abbia rappresentato a noi inquirenti la sua intenzione di prelevare l’apparato di videoregistrazione di Bernardo La Greca (il negozio del centro di Acciaroli, ndr) prima di procedervi. Io personalmente venni a conoscenza di tale iniziativa quando lo sentimmo la prima volta, dopo circa una settimana dall’omicidio. Peraltro Cagnazzo venne sentito non in relazione all’apprensione delle telecamere ma sulla relazione che aveva redatto uno o due giorni dopo l’omicidio e nella quale riferiva informazioni apprese sullo spaccio di stupefacenti nella zona di Acciaroli che indicava come una delle possibili cause dell’uccisione del sindaco».
È quanto emerge dalle 434 pagine di richiesta della misura cautelare sottoscritta da quattro magistrati della Procura di Salerno (Marco Colamonici, Francesco Rotondo, Elena Guarino e Mafalda Daria Cioncoada, richiesta controfirmata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli). Proprio la smentita della Volpe e di Roberti (la cui versione è più generica), per gli inquirenti, è stata fondamentale per ricostruire «l’astratta possibilità di un coinvolgimento nell’omicidio dell’ufficiale, sia pure postumo e con finalità favoreggiatrici, all’apparenza incredibile».
La ricostruzione
«L’impropria intromissione» di Cagnazzo nelle indagini, secondo le risultanze investigative della Procura, non trovarono nel 2010 alcun avallo da parte degli organi inquirenti. Eppure l’ufficiale, nel corso degli interrogatori sostenuti, ha sempre tentato di sostenere il suo comportamento «collaborativo». Il 6 febbraio 2024 sul punto è stato sentito anche l’allora procuratore Roberti il quale, pur essendo piuttosto generico, ha però ribadito che «il sequestro al quale procedemmo nella giornata del 20 settembre (2010, ndr) rispondeva esclusivamente ad un’esigenza di formalizzazione dell’apprensione delle immagini giacché, in quel momento, noi non avevamo alcuna esigenza di sanzionare il comportamento che Cagnazzo aveva tenuto. Anzi, tutti noi avevamo la massima fiducia in Cagnazzo alla luce delle pregresse esperienze».
Ma come è nata l’inchiesta che tiene agli arresti Cagnazzo (oltre all’ex boss Ridosso, al manager Cipriano e al carabiniere Cioffi)?
Viene iscritto nel registro degli indagati il 25 febbraio del 2013, dopo un’annotazione dell’allora comandante della stazione di Pollica, basata su fonti confidenziali. A fine mese, intanto, è in programma l’udienza dinanzi al Tribunale del Riesame per Cagnazzo, per l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi e per l’imprenditore Giuseppe Cipriano. Ha rinunciato, invece, l’ex pentito Romolo Ridosso, protagonista di un interrogatorio di garanzia fiume.
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