del Dr. Agr. Bruno di Martino
Caserta, questa splendida città adagiata a ridosso dei monti Tifatini, rappresenta, con la sua Reggia vanvitelliana, lo splendore dei tempi passati che nel tempo è andato via via scemando per le note vicende politico-logistiche-economiche : non ultimo il disinteresse dell’attuale amministrazione che ha fortemente aumentato il degrado ambientale ormai palese in ogni angolo della città.
Caserta ha due direttrici principali di collegamento , il viale Carlo III che la collega a Napoli e la statale Appia che la congiunge alla provincia di Benevento ed Avellino per poi allungarsi nelle Puglie. Va da sé che queste arterie stradali rappresentano un biglietto da visita per coloro che vengono nella nostra città per visitare le antiche vestigia romane, il borgo di Casertavecchia e, dulcis in fundo, la monumentale Reggia progettata dal Vanvitelli per i Borbone.
Inutile dire che gli ingressi su menzionati, versano in condizioni pietose. Ma quel che più fa orrore e fa rabbrividire, è lo stato di morte e di totale abbandono in cui versano le palme del viale Olimpico che fino a pochi anni fa trionfavano meravigliosamente quasi a sfoggiare l’orgoglio casertano. Ebbene tutti siamo al corrente del massiccio attacco del punteruolo rosso ( Rhynchophorusferrugineus ) proveniente dall’Asia e man mano introdottosi in Egitto e nord Africa fino ad infestare tutta l’Italia, ma forse pochi sanno o hanno avuto modo di vedere come il Comune di Caserta ha affrontato tale attacco.
Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi rappresenta l’ignavia e la totale indifferenza della nostra amministrazione. Non si capisce il motivo ed il perché non si siano attivate tutte quelle pratiche tecnico-agronomiche per debellare questo coleottero. L’invasione di questo insetto, ha colpito dapprima la toscana, poi la liguria, la Sicilia ed infine tutto il territorio nazionale e bisogna dire che sono state adottate ( da parte delle amministrazioni ) tutte le misure per far fronte e sconfiggere il parassita…….inutile aggiungere che l’amministrazione casertana aveva iniziato anch’essa le pratiche per debellare il punteruolo rosso, ma stranamente, dopo un paio di interventi ha desistito dall’impresa.
La palma è un essenza vegetale monocotiledone, cioè una pianta che ha soltanto un apice vegetativo a differenza di altre piante arboree ( es. i fruttiferi ) che hanno diversi apici vegetativi. La sua struttura èvascolare ed il parassita sfrutta queste cavità per insediarsi e compiere la sua opera distruttiva in quanto provenendo dalle zone tropicali con clima caldo, per difendersi dal freddo , induce fermentazione del tessuto vegetale in modo da innalzare la temperatura e creando, quindi, un ambiente ad esso favorevole.
La lotta contro questo coleottero non è né costosa né tantomeno difficile poiché consiste nell’incappucciamento con tela di plastica della cima ( apice vegetativo ) della palma e l’impiego di ipoclorito di sodio ( la comune varechina ) da iniettare nei fori provocati dall’insetto.
Per quanto riguarda la manualità delle operazioni, bisogna prestare attenzione alle potature, e qui è noto a tutti come la nostra amministrazione ha storpiato e distrutto perennemente le piante in piazza Aldo Moro, sul corso Trieste, in viale Beneduce etc etc. Nel caso delle palme in questione, si dovevano tagliare quante più foglie possibile evitando di provocare grosse ferite che avrebbero favorito l’ingresso del coleottero e compiere queste operazioni nelle giornate più fredde poiché il parassita alle basse temperature è praticamente quasi inattivo.
Ciò premesso, troviamo davvero scandaloso che il Comune non si sia energicamente impegnato atteso anche il fatto che : 1) le operazioni tecnico colturali non avrebbero richiesto una spesa eccessiva, 2) le sostanze antiparassitarie da impiegare si trovano sul mercato a prezzi bassissimi.
In conclusione, la nostra “ ATTIVA “ amministrazione, con la sua negligenza e la solita indifferenza verso la città di Caserta, ha fatto morire delle piante ultradecennali la cui presenza ingentiliva non poco la nostra città.
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