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BIODIGESTORE A PONTESELICE: IL PERCHE’ NON VA REALIZZATO

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CASERTA –  Il dibattito è tutt’ora acceso, sull’ argomento che ‘puzza’ da tempo: il Biodigestore.

Sulla questione e’ intervenuto l’Avv. amministrativista  Renato Labriola, nonchè Consulente sia della Commissione Regionale Ambiente , presieduta dall’Onorevole Gennaro Oliviero, sia della Commissione Speciale Terra dei Fuochi , presieduta dall’Onorevole Gianpiero Zinzi.

In modo molto chiaro , l’Avv. Labriola ci ha  innanzi tutto  illustrato la cronistoria dei fatti che ha  portato alla  realizzazione del Biodigestore a Caserta.

” Il 12/5/2016 la Regione Campania – dice –  ha pubblicato sul proprio sito un avviso d’interesse per la presentazione di eventuali manifestazioni di interesse alla localizzazione sui propri  territori di impianti per il compostaggio e per la valorizzazione della frazione organica dei   rifiuti solidi urbani.   Il Comune di Caserta, allora Commissariato, ha subito dato la propria disponibilità ad  ospitare un impianto “impianto di selezione di materiali riciclabili dal rifiuto indifferenziato   e trattamento biologico del rifiuto organico” che è una definizione piuttosto generica e  indicato il sito idoneo alla sua realizzazione con una serie di atti, dapprima nell’area ASI di   Lo Uttaro (Delibera di Giunta n° 62/2016), poi in quella di Ponteselice ovvero nel territorio   di Gradilli e, infine, di nuovo a Ponteselice”.

” Va detto – continua Labriola – che  al bando avevano risposto , oltre a Caserta,  anche i Comini di Rocca d’Evandro, Casal di Principe, Castello del Matese, Cancello ed Arnone, Maddaloni  e Recale. Alcuni di questi Comuni, tuttavia ,  non sono stati ritenuti idonei , mentre altri si sono ritirati attesa l’incertezza sui quantitativi dettata dalla mancanza assoluta di pianificazione  che dal 26 maggio  2016 ricade in capo agli Ato “.

Con  Delibera di Giunta n°103/2016 del 15 novembre 2016 , in seguito alle perplessità sollevate da intere comunità ed associazioni circa la scelta del sito che risultando inserito  nell’Area Vasta del Piano Regionale delle Bonifiche dell’ex Sito d’Interesse Nazionale potenzialmente da bonificare e come tale, da sottoporre alle analisi preventive non ancora  completate, nonché della bocciatura da parte della VII Commissione Regionale e, infine,  della discussione avutasi in Consiglio Comunale il 9/11/16,  il Comune di Caserta aveva confermato di voler  realizzare l’impianto de quo ma di dichiararsi disponibile ad individuare siti alternativi    sempre nell’ottica del coinvolgimento delle amministrazioni dei comuni limitrofi.

“La  DGR 123 del 7 marzo 2017- spiega l’Avv. Labriola –  sancisce la programmazione di una serie di interventi per la realizzazione di impianti finalizzati al  trattamento della frazione organica dei rifiuti affidandoli alla  saggia guida della Dott.ssa Lucia Pagnozzi, individuando la Città di Caserta come sede per  un impianto da 40.000 ton/anno di umido, che corrisponderebbero a quasi la metà della   produzione provinciale annua, che oggi si avvicina alle 100.000 e che dovrebbero crescere fino a 125mila”.

” A tal fine – aggiunge – va ricordato che le previsioni del PRGRU sono basate su di un incremento  della differenziata dal 58% al 65%    che farebbe aumentare la produzione di umido”.

Da qui l’affondo di Renato Labriola all’Amministrazione Comunale di Caserta.

“Il Comune di Caserta – dice – con determina dirigenziale n°387 del 6 aprile 2017, senza alcuna discussione preventiva, ha affidato ad una Società privata uno studio di fattibilità per la realizzazione di  un “impianto di trattamento del rifiuto umido” in un’area ASI “non meglio specificata, che  tutti indicavano però trovarsi in località Ponteselice ma circa la quale nessun tavolo  preventivo sarebbe stato messo in cantiere coi Comuni di San Nicola, Recale, Capodrise, Casagiove “.

In Provincia di Caserta, oltre a questi impianti , il Piano prevede la rifunzionalizzazione dello STIR di Santa Maria C.V. ”   che – dichiara Labriola –  solo trattando la frazione umida del rifiuto  indifferenziato puzza già oggi al punto da indurre la popolazione alla rivolta  e che dovrebbe trattare  30.000 TONN/ANNO  ma che pare gia’ stato cancellato a seguito delle decisioni dei Consigli Comunali di Santa Maria C.V.  e di Santa Maria La Fossa”.

” A questo punto –  spiega- resta Caserta con i suoi tre cambi di destinazione : LO UTTARO (SONORAMENTE BOCCIATO  DALLA III COMMISSIONE SPECIALE CON RISOLUZIONE N. 23 DEL 3 MAGGIO 2017), POI
PONTESELICE, GRADILLI E, ANCORA, PONTESELICE RECENTEMENTE BOCCIATO DAL “NIET”
DELL’ASSEMBLEA INTERCOMUNALE (RECALE+SAN NICOLA+CASAGIOVE+CFAPODRISE) RIUNITOSI
PRESSO IL MUNICIPIO DI RECALE IL 19 OTT. U.S.”.

“NELLA PENULTIMA AUDIZIONE PRESSO LA III COMMISSIONE SPECIALE IL 24/10, IL COMUNE COMUNICO’ LA DECISIONE DI REALIZZARE, COI FONDI DEL FSC 2014/2020 MESSI A DISPOSIZIONE
DALLA GIUNTA, UN IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO ANAEROBICO (CD. BIODIGESTORE) NELL’AREA
ASI DI PONTESELICE E, IL 27 OTTOBRE U.S., CON DETERMINA DEL SETTORE AMBIENTE ED
ECOLOGIA, E’ STATO APPROVATO LO STUDIO DI FATTIBILITA’ REALIZZATO DALLA SOCIETA’
ATHENA SRL PER L’IMPIANTO, AD UN COSTO PARI AL FINANZIAMENTO MEDESIMO (26.499.998,90
€).

Va rilevato che l’area ipotizzata si trova a circa 800 metri  dalla Stazione di Caserta, Terminal Turistico  della Reggia, e da Piazza Carlo III , e a distanze pari o minori  dai  centri abitati di Recale, Casagiove, San Nicola e Capodrise , nonche’ dal popolosissimo Quartiere Acquaviva in tenimento di Caserta”.

Quali , dunque, le conseguenze derivanti dalla istallazione del Biodigestore nella localita’ Ponteselice ?

” Gli impatti principali  – spiega Renato Labriola – benche’ la Giunta Marino continui a parlare di 30mila tonnellate  , invece che di 50mila – rammentiamo che al momento la citta’ di Caserta ne produce circa 10mila – riguarderanno gli odori e il traffico pesante .
CHI DICE CHE IL BIODIGESTORE, LAVORANDO IN AMBIENTE CONTROLLATO, NON PRODUCE  MIASMI AFFERMA IL FALSO, ATTESO CHE LE AREE DI SCARICO E DI SOSTA DEGLI   AUTOCOMPATTATORI IN ATTESA DI SCARICARE RESTANO ALL’ARIA APERTA E, DURANTE L’ESTATE  O IN CASO DI EMERGENZA PER CHIUSURA DI ALTRI IMPIANTI O IN CASO DI BLOCCO  DELL’IMPIANTO STESSO, I PIAZZALI SI TRASFORMANO IN DISCARICHE A CIELO APERTO.

PER QUANTO ATTIENE AL TRAFFICO, POI, NON POSSIAMO DIMENTICARE CHE IL COLLEGAMENTO
DA SUD AVVIENE ATTRAVERSO VIALE CARLO III E QUELLO DA NORD ATTRAVERSO LA VIA  NAZIONALE APPIA, LE DUE ARTERIE PRINCIPALI DEL COMPRENSORIO UTILIZZATE ANCHE DAI  TURISTI.

SE NEL SECONDO CASO ESISTE UNA VIABILITA’ SECONDARIA (DA INFRASTRUTTURARE) DA  SUD, NON VI E’ ALTERNATIVA AD INTASARE UN ASSE VIARIO CHE LA PRESENZA DEI CENTRI   COMMERCIALI ALL’USCITA CASERTA SUD HA GIA’ RESO INSUFFICIENTE.

L’ASSENZA DI UNA NORMATIVA REGIONALE SULLE EMISSIONI ODORIGENE, NONOSTANTE LA
APPOSITA PROPOSTA DI LEGGE PROPOSTA DALL’ON. GIANPIERO ZINZI GIACCIA IN ATTESA DI  ESSERE DISCUSSA PRESSO LA COMMISSIONE AMBIENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE, IMPEDIRA’  OGNI FORMA DI MONITORAGGIO E CONTROLLA DEL PARAMETRO “PUZZA”, E ALLE   AMMINISTRAZIONI VICINE NON RESTERA’ ALTRO CHE SUBIRE I MIASMI CHE, NEL PERIODO ESTIVO, RENDERANNO LA ZONA INABITABILE”.

” Voglio solo dire  continua Labriola – che la pubblica amministrazione deve produrre atti che siano indiscutibilmente  chiari, comprensibili e dai contenuti inequivocabili. Sia ben chiaro che pur essendo a favore
dell’impiantistica per il completamento del ciclo della raccolta differenziata, siamo altresì fortemente contrari a quelle scelte scellerate che non tengono conto del grave impatto  ambientale che un impianto, per di più di grosse dimensioni come quello in oggetto, potrebbe   avere sulla città, sui comuni confinanti e sul patrimonio storico, culturale e turistico del territorio,  in particolare della Reggia.

C’è infine l’aspetto banalmente ARITMETICO:
120.000 = 30.000 + 140.000 – 50.000 (BioDigestore di Caserta)

cioe’ :

120.000=  FABBISOGNO ANNUO   STIMATO DAL PIANO   REGIONALE PER LA PROVINCIA   DI CASERTA al raggiungimento   di una percentuale di differenziata del 65%

30.000 = TONN. DI UMIDO CHEDOVREBBERO ESSERE CONFERITI ALLO STIR DI  S.MARIA C.V. UNA   VOLTA ADEGUATO

140.000= TONN. DI UMIDO CHE   DOVREBBERO ESSERE  CONFERITI AI NUOVI IMPIANTI OGGETTO DEL BANDO

50.000 BIODIGESTORE CASERTA =    SURPLUS DI RIFIUTO UMIDO PROVENIENTE DA FUORI PROVINCIA
(NAPOLI+SALERNO)     ESATTAMENTE PARI AL BIODIGESTORE DI CASERTA

Amici lettori non bisogna  tralasciare alcune considerazioni di natura politica .

“I Sindaci di Recale, Casagiove, San Nicola e Capodrise – dice –  sono nettamente contrari alla realizzazione del Biodigestore sia perche’ il Sindaco Carlo  non ha mantenuto la promessa di consultarli , sia perche’ dalla realizzazione di un tale progetto essi  non avranno alcun guadagno né sottoforma di risparmio, né di ristoro.

La responsabilità sulla mancata attuazione del piano ricade in campo al Sindaco di Marcianise Velardi che da quasi un anno è Presidente dell’EdA Rifiuti e non ha  aperto neanche una sede né inviato un fax: niente!  Quanto a Marino, oltre ad aver disatteso il mandato del Consiglio Comunale del   9/11/16 che chiedeva il coinvolgimento dei Viciniori, va detto che quando Del   Gaudio propose lo stesso impatto a Ponteselice vi si scagliò contro.

Inoltre non può promettere nulla ai casertani, atteso che non è lui a decidere le  tariffe.  Il Sindaco di Caserta non puo’ dichiarare di abbassare le tariffe, che , invece, vengono decise dall’Ato .Né tantomeno può parlare di rischio emergenza monnezza, atteso che l’umido rappresenta solo  una piccola frazione e, quindi, anche il risparmio che pure ci sarebbe per le casse del   Comune sarebbe abbastanza ridotto”.

” Il tema è che  il Sindaco non può fare promesse e che i rischi ambientali sono elevatissimi- continua il Consulente delle Commissioni Regionali Ambiente e Terra dei Fuochi –  poiché se l’impianto andasse in blocco per mezza giornata gli odori arriverebbero ovunque.  Va fatto presente, inoltre, che non c’è alcun obbligo per il Capoluogo o per il Suo  comprensorio, né convenienza alcuna poiché l’impianto sarà gestito dal pubblico e le tariffe di conferimento calmierate e rese uniformi, quindi tutti i Comuni della  Provincia pagheranno la medesima tariffa per lo smaltimento che non ha alcuna   ricaduta sui costi del servizio di raccolta dei rifiuti.

Piuttosto: sarà in difficoltà se non riuscirà a farlo (perché è già fuori tempo massimo)  e dovrà comunque pagare la Società incaricata del Piano di fattibilità.
Come compenserà gli effetti sul traffico a Caserta Nord, su Viale Carlo III, e sulla   sosta dei turisti su Piazza Carlo III?”.

” Questi impianti – conclude – non dovrebbero puzzare ma se vi fate un giro in rete trovate casi come quello di Vicenza: <<Ondate intermittenti di  odore che rendono a volte l’aria irrespirabile specie di primo mattino e a tarda sera  emesse dal biodigestore anaerobico della zona industriale e percepibili fin quasi in  centro paese: è quanto lamentano da due mesi con crescente disagio e timori per la salute i residenti delle vie Ca’ d’Oro e Filzi che hanno affollato mercoledì sera  l’incontro convocato in Municipio dal Comune per esaminare il problema. Il biodigestore è stato realizzato due anni fa con un project financing da Berica Utilya spa che gestisce la raccolta dei rifiuti in diversi Comuni dell’area….>>. Inoltre va  considerato che essendo l’unico impianto pubblico della Campania, ben presto  diventerebbe (come è Acerra) il punto di riferimento e ad ogni chiusura di impianti   privati, il Prefetto lo indicherebbe come soluzione e dovrebbe accettare quantitativi  maggiori che si andrebbero ad accumulare sui piazzali sommando miasmi a   emissioni odorigene forti.
Infine va chiarito che nessun impianto del genere è mai stato autorizzato in Provincia di Caserta e che l’ultimo tentativo risale all’impianto di Alife”.

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