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Bimbominkia antifascista del liceo Righi in gita al Senato fa il gesto della P38 rivolto a Giorgia Meloni

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L’antifà del Righi è un simbolo, è l’epitome e lo sa; e se ne vanta quando dice “non mi pento, ho mandato un messaggio, fa il ribaldo e pretende di dare lezioni di geopolitica ai livelli demenziali e cialtroneschi delle Ipazia, dei Santoro, dei Bergoglio. Non perché, questo sia precisato di passata, non si possano avere riserve, fortissime, anche sul nazionalismo ucraino e israeliano (anzi, la suscettibilità tattica di questi paesi sta veramente cominciando a stufare), ma perché le cose nel mondo non stanno e non si risolvono con quattro slogan in croce da studente deficiente.

Ora, finché un ragazzino che va in Senato a mimare le Brigate Rosse verrà definito un resistente, un giovane favoloso, un compagno che ha sbagliato ma anche no, comunque uno dalla parte giusta, anziché un viziato, egocentrico e già orientato al fannullismo parolaio della politica più squallida, non se ne esce. Finché non si prende atto che la scuola è un troiaio che alleva gente del genere, non se ne esce. E passi la sinistra vaneggiante delle Schlein e del duo cabarettistico Fratoianni-Bonelli, premiata ditta di demiurghi di soggetti come Soumahoro; ma quando a destra spunta un ministro come Valditara, che passa la vita a scusarsi di essere bruciato in effigie insieme alla sua premier, che manda circolari “contro il patriarcato” e vuole assoldare il primo Gino Cecchettin che passa, altro che uscirne.

Significa che la situazione è compromessa ma non seria, che questa destra emolliente, al netto di qualche dadaumpa o uscita da balconcino, resta fermamente determinata a lasciarsi dettare l’agenda dalla sinistra nostalgica del brigatismo infantile. Con la “destra” a camminare sulle uova, a non permettersi un fiato di contrarietà, a scusarsi di essere viva. E magari a volersi “confrontare” con un simile minorenne. Vedrete che quest’altra meteora, lungi dal patire conseguenze disciplinari (anzi, lo faranno capoclasse, rappresentante d’istituto e magari Che Guevara ad honorem, e hodorem), avrà il suo quarto d’ora di gloria, sfilando da Fazio a Formigli, dalla Bianca ai rossi antichi, e magari verrà arruolato nella teppaglia gender dei cosiddetti attivisti climatici antifascisti per Hamas.

Tutto già visto, tutto già vissuto, ma il tragico è che è l’eterno ritorno di Wanna Marchi, solo più truce, più miserabile, più fetente.

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