Dopo aver trascorso 4 anni e mezzo agli arresti (prima in carcere, poi ai domiciliari) e dopo essere stato assolto “perché il fatto non sussiste ” , il 41 enne , Angelo Graziano Di Gianni, ha deciso di presentare richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione. Richiesta che è stata rigettata dalla Corte di Cassazione.
La vicenda nasce quando dalle casse dell’azienda dell’Euroservice scompaiono circa 1,6 milioni di euro . Il ragioniere, che curava i conti della suddetta azienda, insieme ad Amedeo Majello, secondo quanto ricostruito dai giudici, nello stesso periodo, acquistò 23 immobili in provincia di Caserta. Lo stesso riconobbe in parte le colpe, chiedendo al Majello, di coprire parte della somma che, a suo dire, avevano distratto insieme. Siccome il Majello non volle pagare, secondo l’accusa di quest’ultimo, Di Gianni , chiamò un boss dei Casalesi per farsi aiutare a recuperare le somme. Da qui l’accusa a carico di Di Gianni di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
L’assoluzione di Di Gianni non è servita a nulla, per ottenere il risarcimento per ingiusta detenzione, perché secondo i giudici della Corte di Cassazione, “dolosa deve giudicarsi non solo la condotta volta alla realizzazione di un evento voluto e rappresentato nei suoi termini fattuali, ma anche a condotta consapevole e volontaria che sia tale da creare una situazione di allarme sociale e di doveroso intervento dell’autorità giudiziaria a tutela della comunità, ragionevolmente ritenuta in pericolo”. Quindi l’essenza del dolo si riconosce “nella volontarietà e consapevolezza della condotta con riferimento all’evento voluto, non nella valutazione dei relativi esiti, circa i quali non rileva il giudizio del singolo, ma quello del giudice del procedimento riparatorio”.
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